Dopo una notte di calcoli, conteggi e algoritmi arriva il responso del ministero dell'Interno: Piero De Luca siederà tra i banchi del prossimo parlamento. Un'elezione che arriva grazie ai "resti" del proporzionale a Caserta, collegio dove il primogenito del governatore era candidato insieme a Salerno. Qui però l'esponente del Partito democratico si è classificato solo al terzo posto, a distanza siderale dal Movimento 5 Stelle (dove è stato eletto il medico prestato alla politica Nicola Provenza) e dietro anche alla coalizione di centrodestra. Magra consolazione, il secondo posto in città. Ma il risultato atteso era ben altro.
L'elezione di Piero De Luca è stata ufficializzata nella notte dopo i calcoli effettuati dai tecnici del Viminale. Intanto, dal Pd salernitano non arrivano commenti ufficiali. Un silenzio che fa il paio con la chiusura del comitato elettorale allestito in Via Dei Principati: dopo la chiusura a notte inoltrata, ieri bocche cucite e porte chiuse. La delusione è tanta, ed è facile immaginare che sia prossimo il tempo della resa dei conti. Anche perché dal "feudo" cittadino ci si aspettava molto di più. E non a caso nelle riflessioni degli analisti - anche nazionali - il caso salernitano viene citato come una cartina di tornasole della disfatta targata centrosinistra in generale e Partito democratico in particolare.
Anche il governatore sarà chiamato ad una riflessione, visto che la "filiera" istituzionale (dalla Regione Campania al Comune, passando per la Provincia, gli Enti sovracomunali, le partecipate e chi più ne ha più ne metta) evidentemente non ha funzionato a dovere. Almeno, non nel modo che i big del partito si aspettavano. A cominciare dall'inquilino di palazzo Santa Lucia. Che potrà certamente "consolarsi" con il dato deludente e l'onda che ha travolto il partito non solo in Campania ma in tutta Italia. Ma dal territorio salernitano, inutile nascondersi, ci si aspettavano percentuali ben diverse.
Giovanbattista Lanzilli