Figlio di un altro celebre Pulcinella, Salvatore Petito, e di donna Peppa, impresaria di un baraccone nel quale si rappresentavano spettacoli per il popolo, in famiglia, per la sua estrema vitalità, era soprannominato Totonno 'o pazzo. Fu proprio il padre a dargli il battesimo teatrale, cedendogli la maschera nel corso di una rappresentazione teatrale al Teatro San Carlino di Napoli. È questa la storia di Antonio Petito, una delle figure più importanti della scena napoletana dell'Ottocento, al quale i prossimi ospiti di Giffoni Teatro hanno deciso di rivolgere un omaggio.
Domani sera, martedì 11 agosto, per la XVIII edizione dell’evento, la Compagna Arcoscenico sarà al Giardino degli Aranci con “Il Treno a Vapore”: una parodia, un testo straordinario con il quale Petito anticipa molta drammaturgia del Novecento, così come il "teatro nel teatro" pirandelliano. Al centro della farsa, la fame e la miseria, il perno sul quale da sempre le commedie incentrano la loro comicità.
Ma, in questo caso, con il lavoro di ammodernamento del linguaggio che è stato operato, viene fuori tutta la brillantezza di un meccanismo spassoso irresistibile e ancora perfettamente funzionante, una macchina comica in grado di regalare un’ora di spensierata allegria. Il suo teatro considerato solo "canovacci" e pretesti per il grande attore furono dimenticati alla sua morte. Si deve a Raffaele Viviani la riscoperta ed il rilancio del Petito autore. Sebbene rappresentasse i suoi lavori sempre per il popolo, l'interclassismo presente nell'ambiente dei teatri di Napoli ne fece un idolo anche presso i ceti più agiati, e forte fu il richiamo dei personaggi ufficiali della politica alla tournée fiorentina del 1869.
Redazione