Positano Teatro Festival: c'è "Love Bombing"

In Costiera una storia di fantapolitica

Positano.  

Domani, alle 21, al Teatro Giardino di via Pasitea a Positano, è in scena l’atteso spettacolo della Compagnia Nest - Napoli Est Teatro che presenta “Love Bombing”, scritto e diretto da Giuseppe Miale Di Mauro, con sei attori protagonisti di una storia di fantapolitica (ma non troppo immaginaria).  

 

“In questi ultimi tempi leggo e sento parlare di Stato Islamico un po’ dappertutto - scrive Giuseppe Miale di Mauro -tant’è che ho approfondito l’argomento e ho partorito l’idea di scrivere per il teatro qualcosa che parlasse di tutto ciò. Mi sono domandato in che modo farlo e, come sempre, mi è venuto incontro il teatro. Ho immaginato che il mondo abbia fatto diventare il califfato molto più potente di quello che è ora, e che i Mujahideen stanno conquistando tutto sterminando chiunque non sia musulmano. Un nuovo genocidio, e come tale, non diverso da quelli passati. Tutto ormai appartiene ai militari jihadisti che conquistano, saccheggiano, uccidono. Un gruppo di cinque uomini, si ritrova a sfidare il destino nascondendosi in un bunker di fortuna e resiste provando a combattere quella che agli occhi dei protagonisti pare la fine del mondo. L’esercito è crollato, così come la Marina e l’Aeronautica. Il Papa pare sia stato decapitato in Piazza San Pietro. Le comunicazioni sono interrotte, le famiglie separate, il cibo scarseggia, così come i medicinali e i generi di prima necessità. Se non è la fine del mondo, poco ci manca. I cinque uomini resistono, si uniscono, si fanno forza, finché uno del gruppo riesce a catturare un Mujahideen e decide di portarlo nel bunker per torturalo e vendicarsi di tutto il male che stanno facendo. È questo l’episodio che scatenerà un acceso dibattito e porterà i cinque personaggi a scegliere tra quello che erano e quello che sono diventati. L’idea che ne viene fuori è che si sono formati due eserciti, uno dentro il bunker e uno fuori, non dissimili tra loro. D’altronde c’è chi sostiene che la guerra sia insita nell’essere umano, come la vita e la morte. La storia dei cinque superstiti al genocidio si chiude a sacco sulle vite individuali, ma ci sono sussulti in cui le singole esistenze spezzano la camicia di forza e inventano la propria libertà”.

 

Redazione Sa