Avrebbero favorito i clan camorristici. Sono finiti agli arresti domiciliari, in seguito all'accoglimento da parte del tribunale del riesame di Salerno dell'appello proposto dalla dda, V.D.C e V.D.B.. Nei loro confronti sarebbe stata riconosciuto l'aggravante del metodo mafioso.
La ricostruzione della vicenda giudiziaria
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno aveva ritenuto nei confronti dei due indagati la sussistenza di gravi indizi per i reati contestati: omessa dichiarazione dei redditi ed emissione di fatture per operazioni inesistenti riferite a due società cartiere salernitane nel settore della vendita di carburanti. Per l'accusa la vicenda rientrava in un sistema fraudolento a livello nazionale. Nei confronti della coppia, un uomo e una donna, era stato disposto il divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche e imprese, escludendo l'aggravante del 416 bis.
Anche il giudice per le indagini preliminari non aveva ritenuto vi fosse l'aggravante mafiosa nei confronti di un'altra donna indagata A.B. pur applicando la misura degli arresti domiciliari.
Il collegamento con un altro processo
La vicenda si lega ad un altro processo che ha visto, a seguito del rito abbreviato, B.A. e la figlia di V.D.C condannate dal tribunale di Roma rispettivamente alla pena di 13 mesi, due di reclusione e alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione per condotte commesse con la finalità di agevolare clan camorristici. Attualmente il provvedimanto cautelare risulta sospeso.