Un vero e proprio "diplomificio" con base operativa nel Cilento, con 554 indagati e un danno stimato alla pubblica amministrazione per oltre 7 milioni e mezzo di euro.
Sono i numeri clamorosi dell'inchiesta coordinata dalla procura di Vallo della Lucania e condotta dai carabinieri delle compagnie di Vallo della Lucania e Agropoli, che hanno ricostruito la vicenda. Gli oltre 500 indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di corruzione, falsità materiale in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato.
L'inchiesta è partita nel 2018, dopo la segnalazione di un ufficio scolastico regionale del Nord Italia, che analizzando i curriculum di alcuni docenti avevano riscontrato la presenza di certificazioni vecchie ma mai presentate in nessuna procedura concorsuale precedente. A quel punto i militari hanno avviato le indagini, acquisendo centinaia di titoli di studio "sospetti" in tutto il territorio nazionale.
Un'attività certosina durata oltre un anno che ha portato all'individuazione di firme false, pergamene fasulle e discrasie tra registri e titoli in oltre 400 diplomi. Una vera e propria fabbrica del falso, con competenze che si potevano acquistare sborsando tra mille e 2500 euro. Dalla qualifica professionale ai diplomi di grado fino alle specializzazioni polivalenti, utili per acquisire punteggi nelle graduatorie e scavalcare chi ne era sprovvisto.
Un sistema che non riguardava solo il Cilento, ma che vede coinvolte persone residenti in tutta Italia che avrebbero vinto i concorsi nelle scuole, provocando un danno alla pubblica amministrazione che gli inquirenti stimano in almeno 7 milioni e mezzo di euro.