Prostitute massacrate: ergastolo definitivo all'uomo che dorme

Cassazione conferma condanna per Izzo: diceva di essersi svegliato accanto alle donne già morte

Nocera Superiore.  

 

di Andrea Fantucchio 

Fine pena mai. La Cassazione ha confermato l'ergastolo al tappezziere Nobile Izzo per l'omicidio di due donne. A rappresentare le parti civili, fra gli altri, l'avvocatessa Paola Forcione.

Il primo brutale omicidio 

Il 13 febbraio 2010 a Nocera Superiore, Salerno, era stata trovata morta in casa Santina Rizzo, 63 anni, prostituta occasionale. Un omicidio brutale: qualcuno le ha conficcato un paio di forbici nella vagina. Dopo averla strangolata con una corda. Per il delitto viene arrestato e poi assolto in primo grado un falegname di Cava de' Tirreni, ritenuto l'ultimo cliente di Santina. Qualcuno dice di aver visto la sua auto allontanarsi dall'abitazione. Ma in casa della vittima i Ris non trovano tracce dell'uomo: né impronte né tracce biologiche. Sul corpo della donna viene rinvenuto un preservativo. Il dna non appartiene al falegname. Le impronte dell'uomo non sono nemmeno sulle forbici. L'artigiano viene comunque processato. E assolto in primo grado, è condannato per omicidio colposo in Appello. Fino al nuovo colpo di scena in Cassazione nel 2014: sentenza annullata, Appello da rifare.

Il secondo delitto 

Il 30 maggio del 2014, intanto, viene ammazzata un'altra prostituta occasionale: Maria Ambra, 74 anni. L'assassino le ha fracassato la cassa toracica e le ha infilato un piede del letto in gola. L'autopsia sul corpo della vittima rivelerà che, durante le sevizie, la donna era ancora viva.

Nel 2015, la svolta: Nobile Izzo, tappezziere incensurato, divorziato senza figli, il “gigante buono lo chiamano gli amici”, viene arrestato. A incastrarlo il Dna trovato su un fazzoletto e una sigaretta. Poi altri tasselli vengono aggiunti al castello dell'accusa: la corda dello strangolamento è dello stesso tipo di quella usata a lavoro da Izzo, c'è un'impronta compatibile con la sua sulla guancia di Maria Ambra e poi, sopratutto, ci sono le celle telefoniche: Izzo era in zona al momento dei delitti.

L'imputato non ricorda...

Messo alle strette l'imputato confessa, ma “a metà”: «Sì ero lì. Mi sono svegliato accanto ai due cadaveri, ma non ricordo di aver ucciso quelle donne. Non posso escluderlo».

Due omicidi brutali, una ricostruzione simile: «Quando mi sono svegliato sembravano passate ore. Ho visto quelle donne immerse nel sangue».

L'imputato arriva a dichiarare che potrebbero averlo incastrato. La difesa chiede in primo grado un abbreviato, condizionato a una perizia psichiatrica. Il gip l'affida allo psichiatra, Corrado De Rosa. Lo specialista ritiene Izzo capace di sostenere il giudizio in aula. Il pubblico ministero che ha fatto arrestare Izzo, Giuseppe Cacciapuoti, chiede e ottiene l'ergastolo dal gup, Luigi Levita. Condanna poi ribadita in Appello dopo una nuova perizia. Ora la sentenza è diventata definitiva. Intanto anche il falegname, inizialmente imputato, è stato definitivamente assolto.