Accoltella la moglie in presenza del figlio:condanna a 17 anni

La donna morì dissanguata dopo nove ore. Durante le indagini l'uomo confessò il delitto

Tutto è successo il 30 novembre del 2014 nella loro casa di Vibonati

Vibonati.  

Confermata dalla prima sezione penale della Cassazione la condanna a 17 anni per Sandro Pili, l'uomo di Sapri accusato dell’omicidio della moglie, la 39enne Pierangela Gareffa. I fatti risalgono a quattro anni fa. Pili, la notte del 30 novembre del 2014, accoltellò e uccise la consorte nella loro casa di Vibonati, in località Fortino. La donna morì dopo nove ore a causa di un'emorragia interna.

Dalle indagini è emerso che il marito, al culmine di un litigio, la ferì con violenza con un coltello da cucina, una lama di circa trenta centimetri, mentre in casa c'era anche il figlio 12enne della coppia.

Dopo averla accoltellata a morte, la lasciò agonizzante nelle sua camera da letto. E' lì che la donna morì dissanguata a causa delle profonde ferite riportate al torace, abbracciata al figlio. Dall'autopsia, effettuata nell'ospedale di Sapri, fu stato subito chiaro che la 39enne si sarebbe potuta salvare se fosse stata soccorsa in tempo. Quell'unica coltellata che l'aveva ferita sotto al costato invece le fu fatale.

In un primo momento Sandro Pili fornì una falsa versione dei fatti, lanciando l'allarme molto in ritardo.  Chiese al vicino di casa di chiamare il 118 diverse ore dopo il ferimento, parò di un incidente domestico. Successivamente confessò l'accaduto. La prima versione non convinse i carabinieri. Pili raccontò che la donna si era ferita finendo sulla ringhiera del giardino. L'uomo, preso dal panico, tentò anche di medicarla, poi la abbandonò.

Pare che Pierangela da tempo fosse vittima delle violenze del marito e che sopportasse tutto solo per amore del figlio.

Durante il processo di primo grado, a Sandro Pili fu riconosciuta la seminfermità mentale che gli ha permesso di ottenere uno sconto di pena. Per l'uomo anche il risarcimento dei danni alla madre e alle due sorelle di Pierangela.

Sara Botte