Omicidio Vassallo, una sconfitta per lo Stato

A sei anni dal delitto ancora nessun colpevole. La Procura di Salerno non ha mai chiuso il cerchio

De Luca: una ferita ancora aperta. Bassolino: Non bisogna arrendersi. Stasera luci spente e candele accese nel ricordo del sindaco pescatore

Pollica.  

A sei anni dall’assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco ambientalista di Pollica assassinato in un attentato la sera del 5 settembre, di cui tutti ricordano lo straordinario impegno per la legalità e l’ambiente, il delitto non ha ancora un colpevole. Sei anni senza verità e giustizia. Il primo a ricordare il sindaco pescatore è l’onorevole Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente e territorio della Camera. Le indagini sono ancora in corso. Più volte negli ultimi mesi sono venute fuori nuove tracce, ma quell’omicidio resta uno dei cold case più amari della storia recente. Un’assenza di risultati che - secondo Realacci - è una sconfitta per la credibilità dello Stato. 

Anche il governatore Vincenzo De Luca ha voluto ricordare il sindaco pescatore del piccolo comune salernitano. In un tweet scrive: "Coraggio e passione civile. Dopo sei anni rimane vivo il ricordo di Angelo, un esempio per tutti. Una ferita ancora aperta". 

E subito dopo arriva il cinguettio di Antonio Bassolino che scrive: "Fu ucciso 6 anni fa. Più passa tempo e più è difficile trovare i colpevoli. Non bisogna arrendersi. #Verità eGiustizia per #AngeloVassallo". 

"Si continuano a rincorrere voci sui potenziali colpevoli, complici, ma l’unica certezza che abbiamo è che Angelo non è più tra noi" ha evidenziato il sindaco di Pollica Stefano Pisani.

“Ho scoperto una cosa che non avrei mai voluto scoprire” fu l’ultima traccia lasciata da Vassallo agli investigatori prima di morire, una taccia che gli inquirenti della procura di Salerno stanno cercando di interpretare da sei anni. Qualche mese fa però l’inchiesta sembrava ad una svolta. I giudici avevano iscritto tre persone nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Avrebbero agito in concorso tra loro insieme a Bruno Humberto Damiani, che per molto tempo è rimasto l’unico indagato per quell’atroce e inspiegabile delitto. Dopo l’estradizione dalla Colombia Damiano è finito in carcere a Secondigliano per altri reati.

L ’ipotesi degli inquirenti è che l’omicidio sia maturato nel contesto dello spaccio della droga. E gli arresti del giugno scorso a Cosenza di uomini legati al clan Muto lo avrebbero confermato. Ma una matrice chiaramente mafiosa non è mai emersa. Nonostante in passato si sia parlato di una banda di pusher con i quali Vassallo aveva avuto degli scontri per mandarli via da Acciaroli.

C’è chi attribuisce proprio ad alcuni errori commessi nella prima fase investigativa i ritardi nella soluzione di un delitto ancora avvolto nel mistero. A partire dalla pistola, una calibro 9.21 Tanfoglio mai ritrovata, nonostante le ricerche, persino nelle acque a largo di Acciaroli dove il killer avrebbe potuto gettarla subito dopo il delitto. La pista della droga resta quella più battuta dagli inquirenti ma il cerchio non si è mai chiuso. 

Stasera alle 21,54, ora presunta dell’attentato, le luci del porto si spegneranno aad Acciaroli si diffonderanno le note del Silenzio mentre decine di candele illumineranno la torre saracena. Alle 22,15 seguirà un dibattito sulla bellezza. Quella bellezza del territorio per cui Vassallo si è sempre battuto ed è morto.