Con la conferenza di stamattina dell’associazione “Salute e Vita”, in collaborazione con “Medicina Democratica”, viene resa pubblica la denuncia/querela che hanno presentato, lo scorso 28 dicembre, dieci cittadini salernitani, tra i quali il presidente Lorenzo Forte e l’ex dipendente delle Fonderie Pisano Giovanni Landi.
I firmatari della querela
Tra i firmatari della denuncia anche Anna Risi, che in memoria di sua figlia Antonella, scomparsa a 19 anni a causa di una leucemia mieloide acuta, ribadisce con forza che bisogna continuare a lottare per garantire un futuro sicuro alle nuove generazioni, e Massimo Calce, che paga ancora le conseguenze di un neurinoma dei nervi cranici e dichiara che, dopo tutti questi anni, i residenti della Valle dell’Irno non sono ancora stanchi di lottare per far emergere la verità. Anche Carla Cirillo, altra attivista del comitato “Salute e Vita”, esprime preoccupazioni per il risultato delle sue analisi relative ai metalli pesanti, ma dopo un primo momento di sconforto, le è stato subito chiaro che, l'unica reazione giusta e possibile, era quella di sottoscrivere la denuncia/querela.
I valori riscontrati dal prof Marfella
E' stato il dirigente medico dell'Istituto tumori "Pascale" di Napoli, Antonio Marfella, a firmare la relazione sulle analisi condotte nei confronti di dieci persone residenti nell'area di Fratte e della Valle dell'Irno. Le verifiche sui capelli hanno riscontrato, secondo le associazioni, la presenza di metalli pesanti.
«Trovare nel sangue, sia pure di pochi pazienti, valori statisticamente significativi di metalli pesanti cancerogeni, vuol dire che non stiamo più parlando di un territorio dove dobbiamo osservare e asetticamente registrare fenomeni di sola tossicità cronica, ma stiamo parlando di territori dove, in alcuni casi (e non sappiamo con quale gravità di danno alla salute pubblica), siamo arrivati a livelli di tossicità sub-acuta. (...) Ancora più dolente è la considerazione conclusiva che nessun paziente, di quelli che hanno aderito al Progetto SPES nel corso del 2017, ha potuto ancora conoscere la propria situazione di contaminazione tossicologica individuale al fine di potere, nel caso, intervenire per tempo con necessarie azioni di allontanamento dalle fonti di inquinamento, disintossicazione e/o prevenzione secondaria. Del limite stimato dai ricercatori responsabili in massimo 10 anni per intervenire in prevenzione, almeno 5 sono trascorsi senza alcuna conoscenza dei risultati individuali, pur essendo questi disponibili», la relazione del prof Marfella.
Lanocita: il problema è l'industria in un'area urbanizzata
«La questione di fondo non è contro “un’industria”, ma contro un sistema che consente che questa industria continui a svolgere la propria attività in un’area urbanizzata e con una serie di attrezzature tecnologiche che dovrebbero tutelare la salute dei lavoratori e di chi vive in quella zona,ma che di fatto non sono assolutamente adeguate», il commento dell'avvocato Franco Massimo Lanocita.
A questo link immagini e interviste del servizio tg di Otto Channel