Prima della proiezione del film "Annette" al Parco EcoArcheologico di Pontecagnano (nell'ambito della rassegna cinematografica Cinema al Verde), parliamo con l'equipaggio di terra dell'associazione nazionale ResQ. Si parla della nascita e sviluppo dell'associazione, di immigrazione e integrazione e dell'ultimo sbarco avvenuto a Salerno, con l'arrivo di 384 migranti approdati con la Ocean Vikings.
Come nasce ResQ e come si è formato l'equipaggio di terra a Salerno?
Carlo Noviello (CN): ResQ nasce a Milano, in una terra non bagnata dal mare. Nasce da persone normalissime, anche se tra i soci fondatori troviamo Cecilia Strada (figlia di Gino Strada) e Gherardo Colombo, quest'ultimo presidente onorario dell'associazione. Questa realtà nasce per poter mettere una nave italiana nel Mediterraneo, tre anni fa.
Quindi durante il Conte I.
CN: Esatto. Salvini non faceva altro che creare polemiche e il governo Conte era agli sgoccioli. La questione migranti era nel dibattito politico quotidiano, anche se sotto una forma meramente polemica.
Stefano Ferrara (SF): rimanendo sugli obiettivi, ResQ per me non è solo salvataggio ma anche testimonianza. Corrado Mandreoli (vicepresidente) ci mostrò un video, durante il primo incontro, in cui la nave si avvicinò a un barcone, affiancato dalla guardia costiera libica. Da ResQ, hanno scortato questa nave, dicendo alla guardia costiera che li stavano filmando. Anche questo è un lavoro importante. Noi, come equipaggio di terra, cerchiamo il contatto con le altre associaioni, che si occupano di diritti sociali, diritti civili, di ambiente (non a caso stiamo qui nel Parco Archeologico di Pontecagnano).
CN: Personalmente mi sono approcciato a ResQ in piena pandemia. A luglio dell'anno scorso abbiamo fatto una doppia presentazione per il Villaggio di Esteban (cooperativa sociale di cui sono presidente) e ResQ, con anche le istituzioni presenti, con il sindaco e l'allora assessore alle politiche sociali. Fu un bel momento di presentazione ufficiale alla città e, tra l'altro, presenziò anche il vescovo di Salerno. Mi piacque l'idea di mettere insieme tutte le Istituzioni, al di là dell'appoggio concreto che possano dare, considerando il tema.
Ecco e proprio in merito a questo avete trovato un appoggio?
Effettivamente su questo l'Ente locale può fare molto molto poco. Può dare un supporto morale e logistico. Su questo l'Istituzione ci ha dato la possibilità di fruire degli spazi, dalla sala comunale al parco del Mercatello. ResQ dovrebbe mirare a livello europeo, nemmeno unicamente nazionale.
E in merito allo sbarco della Ocean Vikings qui a Salerno...
CN: è stato un fulmine a ciel sereno. Sembrava una cosa quasi fuori del mondo, che fosse impossibile. L'ultimo sbarco qui a Salerno dovrebbe risalire al 2018 o 2019
Comunque, prima della pandemia?
CN: Sì esatto. Questa notizia poi fa il paio con quelle degli ultimi giorni, di altri arrivi. A volerla dire tutta, in realtà questa cosa non si è mai fermata, è una questione di esposizione mediatica.
SF:: in questo momento, tutti gli hotspot sono al collasso. Dalla Cirenaica – zona controllata dai russi – stanno incrementando i flussi. Si può parlare di esodo e potrebbero essere riconducibili a un disegno politico. In ogni caso, non siamo mai uscita dalla logica emergenziale.
Ecco proprio sul sistema. Tendenzialmente il problema sembra essere non tanto l'immigrazione in sé quanto il processo dell'integrazione.
CN: devo dire che ResQ nasce per dare una risposta naturale, con i salvataggi in mare. L'obiettivo principe infatti era quello di acquistare una nave per il salvataggio dei migranti. Poi, come opinione puramente personale di Carlo Noviello, c'è tantissimo da fare ma perché non si è fatto niente. Chi ha da ridire su quello che accade nel mondo dell'accoglienza, ha ragione. Perché l'accoglienza non si fa così. L'emergenza non è mai stata superata nonostante gli sbarchi non siano un fenomeno di oggi ma di almeno vent'anni, con gli arrivi a Lampedusa. Al di là delle colpe della dimensione politica europea, c'è da dire che anche il nostro Paese non può esimersi: non abbiamo neanche un meccanismo di ridistribuzione interno.
E per gli obiettivi futuri di ResQ, cosa vi immaginate? Magari un'altra nave in mare?
CN: pensa che abbiamo già dovuto ribassare le nostre aspettative sulla prima! Abbiamo preso la Alan Kurdi, che ha già i suoi kilometri (o nodi) percorsi. Ha già salvato tante vite. Mantenere e gestire un'operazione di salvataggio in mare comporta un costo enorme, di milioni di euro.
Questa potrebbe essere già una risposta implicita a chi parla di business legato ai salvataggi in mare
CN: e qualcuno direbbe che ci sarebbe Soros dietro, che ti sovvenziona, e che uno lo fa perché tanto c'è il magnate di turno che paga. Poi, è chiaro che alcune persone credano in questa narrazione perché se tu non hai un sistema di accoglienza che funziona e si resta sempre in una logica emergenziale, c'è un problema.
SF: vorrei aggiungere, riguardo a questo tema, che abbiamo slegato la politica dell'accoglienza da quella dello sviluppo territoriale. Per l'accoglienza della popolazione ucraina è stato messo in campo un sistema virtuoso, di distribuzione diffusa, che facilita l'integrazione.
Per chiudere, riprendendo la sinergia con le altre associazioni di cui già aveva parlato Stefano, come sta procedendo?
CN: Quello che diceva Stefano è sicuramente giusto. Voglio però fare una sollecitazione al mondo associazionistico e della cooperazione, che è quello di aprirsi, non rinchiudersi nel proprio cerchio. Bisogna uscire fuori da questo meccanismo, affrontare il territorio anche in luoghi "meno protetti", il che significa parlare con tutti. Per ora abbiamo incrociato persone e associazioni che già, come valori e obiettivi, stavano dalla nostra parte. Però, dobbiamo andare a parlare anche a parlare con quelli che potrebbero non essere d'accordo, o che pensano che ci possa essere dietro Soros a finanziare queste missioni in mare.
SF: stigmatizzare non serve a nulla. Bisogna capire le radici profonde di questo ragionamento.