Sos cinghiali nel Cilento, danni ai raccolti e pericolo rischi per la viabilità

Il professor Fulgione: “Bisogna creare politiche di compatibilità tra uomo e fauna”

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Castellabate.  

Troppi cinghiali nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Evidenti sono i danni ai raccolti agricoli. E non solo. Spesso, infatti, sono causa di incidenti stradali, in alcuni casi purtroppo anche dall’esito fatale. Una questione, in realtà, non nuova, ma che ad oggi purtroppo non vede una risoluzione definitiva. «E’ un problema di tipo ecologico, sociale e politico», spiega Domenico Fulgione, professore di Biologia all’università Federico II di Napoli, da anni impegnato nel Cilento in studi sia sui cinghiali che sui lupi. «Bisogna avere amministratori competenti che sappiano affrontare e gestire la problematica. C’è da dire che il Parco del Cilento, seppure con una serie di lentezze burocratiche, è uno dei pochi Enti a livello nazionale che sta affrontando il problema».

L’obiettivo è formare altri selecontrollori per l’abbattimento selettivo degli ungulati, che dovranno aggiungersi a quelli già in azione. Si attende, infatti, la pubblicazione del bando. Si attende, inoltre, la piena operatività anche dei centri di raccolta dei capi abbattuti, da cui poi generare una vera e propria filiera della carne di cinghiale. Ma non solo cinghiali.

Negli ultimi mesi, infatti, sono aumentati anche gli incontri ravvicinati con i lupi, alimentando paure ancestrali tra le comunità locali. L’ultimo avvistamento è avvenuto sulle colline di Licosa, a Castellabate, mentre l’ultimo ritrovamento, purtroppo di un esemplare privo di vita, a Montecorice. «La loro presenza non è una novità - conclude Fulgione -. Ci sono diverse famigliole di lupi sulle montagne del Cilento, con gli esemplari più giovani che spesso si spingono anche sulla costa per andare a caccia. Anche in questo caso, però, parlare di emergenza è eccessivo e soprattutto si finisce per alimentare quel chiacchiericcio da bar inutile e dannoso. Per parlare di fauna selvatica ci vuole competenza, oggi ne parlano tutti, come tutti oggi provano a fare i virologi. Non si può dire che si alimenti la teoria che il Parco li ha lanciati solo per esacerbare di più gli animi».