Dei tanti simboli natalizi, il presepe è di sicuro il più legato alla fede religiosa. La raffigurazione della scena della natività affonda le sue radici nel 1200 e da allora ha acquisito sempre più valore diventando non solo una tradizione ma un’arte a tutti gli effetti, con artigiani che hanno imparato il mestiere dai familiari e parenti, e appassionati che, invece, si sono rivolti alle vere botteghe di un tempo per apprendere i segreti del lavoro.
In particolare, riconosciuto a livello internazionale per la sua spettacolarità e ricercatezza è il presepe napoletano, un preciso modo di raffigurare la scena della natività caratterizzato da cura dei particolari, larghe ambientazioni e personaggi canonici come il Benino, (o Benito) ossia il dormiglione, l’oste, il vinaio e Stefania, la pastorella che con una pietra riuscì ad ingannare le guardie per avvicinarsi alla grotta della natività.
L’artigianato salernitano, in questo settore, può contare su antiche botteghe e fini maestri, proprio per questo è uno dei punti di forza anche dell’economia cittadina. Ma i dati delle vendite relative agli ultimi anni mostrano quanto il presepe sia, ormai, un settore sempre più di nicchia. Una tradizione tramandata di generazione in generazione che però, negli ultimi tempi, sembra esser caduta in disuso, accantonata per far spazio allo sfavillio di alberi e addobbi “più profani”.
“Ci sono ancora persone che ricercano il pastore fatto a mano, ma purtroppo sono poche. C’è ancora qualche nonno che ai nipoti più piccoli tenta di trasmettere questa passione, portandoli a vedere come siano fatte le statuine, ma i ragazzi dai 12 anni in su non sanno cosa sia un presepe. Questo perché non lo fanno a casa, non ne hanno la cultura, i loro genitori non tramandano una tradizione così importante, anche perché il presepe non si insegna!” Sono queste le parole di Rossella Natella, figlia di uno dei più grandi maestri d’arte salernitani, e ora direttrice del museo dei presepi “Peppe Natella” .
“Tante sono le scolaresche e i gruppi di turisti che in questi giorni sono venuti a visitare il nostro museo e mi è capitato di sentire bambini che chiedevano ai genitori “ma perché noi il presepe non lo facciamo?”. Mi viene dunque da pensare che il problema sia a livello generazionale, l’anziano di 60 e 70 anni è ancora fortemente legato a questa tradizione, i 30enni e quarantenni, invece, non la sentono più.” Continua Rossella Natella, descrivendo come nel ricambio generazionale si sia perso l’attaccamento a un’arte e, un po’, alle radici.
“Con il nostro laboratorio prima lavoravamo 365 giorni all’anno, ora 2 mesi. Abbiamo dovuto ridurre tutta la produzione e anche come museo siamo aperti solo un paio di mesi perché il turista che viene, in un momento diverso dalle festività natalizie, non capisce nemmeno cosa sia il presepe e non si avvicina. Si può dire che l’andamento di quest’anno sia migliorato, ma non per le vendite, quanto per la curiosità.” Una curiosità favorita anche dalle tante guide turistiche che indirizzano i visitatori ad entrare in contatto con quella che è parte della storia cittadina.
In prima linea, nel cercare di ridar forza e vigore al sentimento legato alla realizzazione del presepe, c’è anche l’associazione Tertio millennio Adveniente, che ha in cura la mostra di arte presepiale esposta nei pressi della chiesa del Crocifisso, nel Salone Cral a piazza Matteotti. Un‘installazione di 31 scene della natività realizzate da artigiani e appassionati della regione Campania arrivata alla sua XXV edizione, inserita come tappa del percorso di Luci d’Artista e dedicata al papà Santo Giovanni Paolo II. Un’esposizione che ha sempre attirato un gran numero di visitatori e che dall’anno scorso ha anche un’appendice nella chiesa del Salvatore in via Mercanti.
“Vogliamo far riavvicinare i giovani alla cultura del presepe in un momento in cui siamo tutti proiettati allo sfarzo di alberi e addobbi, proponiamo il presepe come un mezzo di dialogo con le nuove generazioni, andando anche nelle scuole a spiegarlo. Un simbolo che ci aiuta anche nel sociale, grazie alle nostre mostre, infatti, abbiamo aderito e deciso di raccogliere fondi e di donare, nel nostro piccolo, delle somme che andranno a dare una mano per la realizzazione di opere in Costa d’Avorio. Pozzi di acqua potabile, infermerie, edifici scolastici sono già stati costruiti anche grazie al nostro sostegno.” Dichiara il presidente dell’associazione Ciriaco Russomando. “Proprio per questo ai visitatori che entrano a vedere l’esposizione sarà chiesto un contributo simbolico di solo un euro che aiuterà a fare una grande opera di bene, in pieno spirito natalizio”
Il presepe non solo come tradizione natalizia, dunque, ma come un simbolo di amore. Carta e statuette di ceramica che prima ancora del miracolo del Natale rappresentano una famiglia.