Il mondo stortoil commento di Claudio Mazzone

Fase2: dovevamo cambiare il Mondo ci accontentiamo delle pizze

Torniamo a correre in questa gara tra dopati che non ha fine e non ha vincitori, solo sconfitti

fase2 dovevamo cambiare il mondo ci accontentiamo delle pizze

La Fase 2 sta arrivando e le cose stanno tornando proprio come le avevamo lasciate, nessun cambiamento, nessun ravvedimento, nessuna presa di coscienza. A breve riavremo le pizze direttamente a casa anche in Campania. Potremo tornare ad ordinare ogni tipo di cibo direttamente dal divano, senza spostare neanche un piede e, scrollando sullo schermo dello smartphone, potremo scegliere tra le cucine di tutto il mondo restando comodamente nel nostro salotto. Ripartiamo dunque dall’aspetto più ingiusto e distorto del nostro tempo, quello del delivery, dei nuovi sfruttati della gig economy, ripartiamo dal punto più basso dove eravamo arrivati prima dalla pandemia, con la convinzione che il dopo non sarà migliore del prima.

Molti credevano ingenuamente che il mondo sarebbe cambiato, d’altronde nei film apocalittici, anche in quelli più brutti, un evento epocale che rompe il sistema sociale, politico ed economico nelle sue fondamenta, poi produce effetti, rivela fragilità, distrugge il presente e cambia totalmente il futuro.

I film però non sono reali e la storia, quella vera, ci racconta altro. Davanti ai grandi eventi le cose non cambiano e anche quando cambiano non seguono alcun corso evolutivo, popolare, partecipato, emotivo. Il dopo, nella realtà, è sempre organizzato, deciso e gestito da chi prova a contenere il mondo. È un processo che esclude e prova a conservare, non è mai un processo innovativo e rivoluzionario

Si può obiettare che dopo la II Guerra Mondiale il pianeta sia cambiato, ma in realtà anche allora era tutto deciso su un tavolino di Jalta, e mentre molti, troppi, morivano convinti di fare le rivoluzioni, stavano semplicemente liberando il campo per permettere ai grandi di continuare a giocare secondo le loro regole.

Un precedente rispetto a quello che stiamo vivendo oggi esiste ed è proprio dietro di noi. L’epidemia che chiamammo “La Spagnola” e che in Spagna, scherzo del destino, chiamarono “il soldato napoletano”, tra il 1918 e il 1920 fece più di morti in tutto il globo delle due guerre mondiali messe insieme. Eppure quella tragedia collettiva l’abbiamo quasi totalmente cancellata, buttata in un dimenticatoi perché non serviva ricordare. Quella tragedia mostrava un essere umano incapace, inutile, debole e indifeso. Ci relegava al ruolo di semplice comparsa in un universo molto più vasto. Da quell’incubo ne uscimmo senza ricordi, senza prospettive e senza idee. 

Girano proprio in questi giorni le immagini in bianco e nero con uomini e donne che hanno il viso coperto con le stesse e identiche mascherine di oggi. Leggendo le cronache di quegli anni si ritrovano le stesse paure di ora, le stesse teorie del complotto che vedevano l’epidemia frutto di un programma bellico segreto sfuggito al controllo. Anche allora ci si indignava sui giornali di tutto il mondo del fatto che molti non riuscissero a vivere senza contatti sociali e ci si lamentava dell’ignoranza dilagante che non permetteva di capire che una persona infetta che andava in giro contagiava gli altri. 

A conti fatti abbiamo perso un secolo. Dopo 100 anni abbiamo riscoperto le stesse e identiche fragilità di allora. Ne uscimmo nel 1920 quando il virus si stancò e ci lasciò perdere. Ne usciremo oggi nello stesso e identico modo. 

Questa volta però avremmo potuto utilizzare quest’occasione per ragionare sui nostri errori, sull’insostenibile sistema di sviluppo che abbiamo creato, su quanto fossero incompatibili con il pianeta e con la nostra stessa esistenza i processi di produzione e di consumo che abbiamo adottato. Avremmo potuto decidere di entrare nella Fase 2 con la voglia di cambiare il mondo per non ricommettere gli stessi errori di sempre. 

Dopo tanti decenni di corsa inarrestabile ci siamo fermati a respirare solo perché lo ha deciso un virus. Ha respirato il mondo, ha preso aria la natura, sono tornate dinamiche ed equilibri che avevamo rotto con la nostra avidità. Dopo tanti anni di corsa potremmo fermarci a rifiatare e decidere che correre senza avere neanche una meta condivisa è inutile. 

Entriamo invece in questa Fase 2 discutendo di pizze, di produzione, di profitti, di Pil, di crescita e di fondi da reperire per riportare tutto alle stesse condizioni di prima. Entriamo in questa Fase che poteva essere di speranza e di costruzione, con l’ordine di rimettere in piedi il mondo com’era prima, con le stesse ingiustizie, le stesse insostenibili relazioni economiche e gli stessi modelli. 

Entriamo in questa Fase a i passi confusi decisi su tavolini ingombri di documenti inutili, tra ordinanze, decreti, applicazioni e studi di parte. 

Ci entriamo con la pretesa di fare, come sempre, finta di nulla. 
Il mondo non cambierà neanche questa volta e dopo che la tragedia sarà passata, dopo che il virus si sarà stancato, dopo che il dolore per i morti sarà dimenticato, torneremo a correre come se nulla fosse, lanciandoci in questa gara perenne tra dopati che non ha fine e non ha vincitori, solo sconfitti. 

Entriamo nella Fase 2 e chi sognava che il mondo potesse cambiare deve accontentarsi delle pizze a domicilio!