Quello che stiamo vivendo in questi giorni è un mondo storto, capovolto, alla rovescia. Ad essersi invertiti sono i ruoli. Vanno in frantumi i preconcetti e i pregiudizi che si erano incrostati in anni di pensiero fermo. Si sono rivoltati i confini le dinamiche umane, politiche, sociali ed economiche.
I medici albanesi arrivano per dare una mano in quella trincea degli ospedali italiani dove ci si ammala e si muore. Quello stesso popolo che per anni abbiamo ghettizzando, stigmatizzato e odiato, oggi ci mostra che non ci sono confini all’umanità. Molti hanno forse dimenticato la nave carica di 120 profughi albanesi speronata dall’esercito italiano nel 1997, era proprio il 28 marzo e si contarono 81 morti e 27 dispersi. Allora al governo c’era Romano Prodi, con quella la sinistra che oggi si indigna davanti a Salvini ma che ha dimenticato un passato scomodo che mostra quanto quel legame tra esclusione, chiusura e globalizzazione sia molto più profondo rispetto ad un sovranismo da operetta.
Il mondo si oggi è messo sottosopra da una pandemia che non riusciamo a controllare ma che il nostro modello di sviluppo ha generato e velocizzato. Riemerge un’Europa divisa tra un nord che vuole i conti in ordine e un sud che invece è stanco di un ordine del quale paga solo le conseguenze.
Un mondo così storto e capovolto che ciò che si diceva un paio di mesi fa è stato totalmente sovvertito. Quelli che oggi celebriamo come gli eroi in camice, quelli che abbiamo mandato a combattere il virus senza neanche mascherine e guanti, quelli che per anni hanno lottato nelle stesse trincee in silenzio e lontano dall’orgoglio nazionale, sono gli stessi che per decenni sono stati l’obiettivo di una narrazione che sembrava godere nell’individuare le falle di quella che abbiamo chiamato “malasanità”.
Il problema, in fondo, non erano i tagli continui, non erano le chiusure indiscrimate di ospedali e reparti, non erano i servizi non garantiti, non erano i meriti non riconosciuti. Il problema era “la pinza nella panza” o il medico della mutua che “non mi segna il medicinale che mi ha consigliato google”.
Il coronavirus ha reso palesi le storture di un mondo che da decenni si barcamena per camminare a testa in giù e per far sembrare tutto normale.