In questa crisi abbiamo riscoperto i vuoti, il loro valore, il loro silenzio, la loro capacità di mostrare la grandezza e la pochezza di alcune parole, di alcune voci, di alcuni visi.
Il vuoto di piazza San Pietro. Un vuoto riempito da un uomo che non è solo un Papa e dalle sue parole che colmano l’animo scosso di ogni persona non solo dei credenti. “Non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato” ha detto Francesco, riempiendo una di spirito una delle piazze più importanti del mondo che non era mai stata così vuota e così piena contemporaneamente.
Il semivuoto del parlamento, che non è diverso da quello che abbiamo visto nelle foto di rito. Con un rappresentante del popolo ogni sei ben imbavagliato e inguantato, per ascoltare il Presidente del consiglio e quelle parole che non riempiono il vuoto lasciato dalle istituzioni.
Il vuoto delle conferenze stampa senza domande. Delle decisioni comunicate, prese, cambiate. Il vuoto di un potere finalmente cosciente della sua impotenza e della sua impreparazione.
Il pieno degli ospedali che traboccano, con quei tanti medici, infermieri e operatori sanitari di ogni tipologia contrattuale, che oggi scopriamo eroi e che fino a ieri denigravamo.
Il vuoto lasciato dai tanti che si sono spenti, nel ragionamento tanto banale quanto crudo e razionalista “tanto erano anziani”.
Il pieno di polemiche utili, inutili, di parte e di convenienza. Il pieno di post strampalati, di vignette fintamente ironiche, di balconi pieni e di tricolori mai sgualciti.
Il vuoto di un’itera classe dirigente incapace di mettere da parte gli interessi.
Il pieno delle fabbriche, dei fattorini, degli ordini di Amazon. Il vuoto di diritti di chi in ogni settore deve continuare a lavorare a rischio della sua salute e di quella di chi gli sta accanto.
I vuoti vanno riempiti. A questo siamo stati abituati negli anni, da un pensiero dominante che ha visto nel vuoto un pericolo, il sintomo chiaro di un fallimento, la mancanza di un qualcosa di indispensabile, l’opportunità di occupare spazi.
Oggi che il virus ci ha fatto riscoprire le distanze e le solitudini, i vuoti riprendono spazio, valore e dignità e mostrano la differenza tra chi li riempie e chi li crea.