Ci deve essere qualcosa che non ho capito del gioco del calcio se dopo tante critiche da me mosse al Napoli di Antonio Conte - ribadite peraltro pubblicamente su queste pagine come in trasmissioni sportive - mi ritrovo un giornalista serio e di buon senso come Paolo Del Genio affermare che gli azzurri saranno a pieno titolo nella lotta scudetto "grazie all'ultima evoluzione sul gioco". Per poi aggiungere: "Certe cose le sai fare se fai quel primo tempo, riconquista immediata, sviluppo, terzini nel campo, mezzali che chiudono, riempire l'area, il Napoli s'è evoluto. Poi è giusto dire che bisogna sempre difendere attaccando, lui quello che ha detto tempo fa lo stiamo intravedendo o vedendo". Come se non bastasse gli ha dato manforte un altro fuoriclasse della parola scritta e della moderazione giornalistica sportiva partenopea, quell'Arturo Minervini con cui concordo quasi su tutto, perfino su molte delle sue pungenti disamine a punti post-partita, dal titolo "Da 0 a 10". Ecco il nostro arguto giornalista ha dichiarato: "Dalla trasferta sul campo dei granata, si sono iniziate a vedere novità interessanti sulla parte offensiva. Conte ha iniziato ad aggiungere delle varianti, che si sono evidenziate maggiormente nel primo tempo della trasferta di Genoa. Novità importanti sulla catena di sinistra, con Olivera e McTominay sempre più coinvolti nella manovra e pronti a dare assistenza a David Neres. La crescita è palese, il percorso è quello giusto, per un Napoli in continua trasformazione. Anzi, evoluzione."
Restando esterrefatto da tanta lungimiranza di cui io non potevo neanche lontanamente pensare di essere degno, mi sono recato a vedere Napoli-Venezia convinto di essere smentito su tutta la linea (critica) da me fin qui ostinatamente costruita contro strategia aziendale e gioco di squadra del Napoli attuale. Il primo tempo, a essere sinceri, non mi diceva niente che non sapessi già: due fiammelle mattutine, tiki-taka asfittico, mutuato peraltro da chi oggi è in profonda crisi con la sua multimilionaria formazione inglese, ma di "evoluzioni" tecnico-tattiche neanche l'ombra.
Peraltro, una volta tanto che veniva riconosciuto agli azzurri un rigore senza diminutivi, lo sbagliavano pure con Romelu Lukaku. Insomma, eravamo alle solite di tante altre ignobili rappresentazioni di un passato partenopeo vicino e lontano. Altro non credo di avere da dire, eccetto il fatto che, a differenza dei due esimi colleghi succitati, per me contano i fatti e non le loro verità transeunti o addirittura presunte.