IL PIZZINO di Urgo: Il nodo dei costi

C'è da essere perplessi rispetto ai costi di gestione del Napoli per il futuro

il pizzino di urgo il nodo dei costi
Napoli.  

C'è qualcosa nel futuro del Napoli che mi sgomenta. Dopo quello che era successo nella scorsa stagione, tutta la rosa azzurra si era molto deprezzata. Credo si possa tranquillamente affermare, infatti, che oggi vale almeno un terzo di meno di quella della grande cavalcata dello scudetto. Per non parlare degli incalcolabili danni morali connessi allo scoramento e alla perdita di autostima che l'anno calcistico appena trascorso aveva lasciato nella testa (e nei muscoli) dei giocatori, nessuno escluso. Cito su tutti i due attaccanti Diego Simeone e Giacomo Raspadori, che più degli altri avevano subito una involuzione inspiegabile per calciatori del loro valore. Cosa sarebbero stati - loro e tutti gli altri componenti del gruppo - alla ripresa delle ostilità non era dato sapere. Ma non c'era tempo da perdere. Un epocale shock fisico e psicologico sembrava essere assolutamente necessario alla squadra per riprendere un cammino di competitività e vittorie. E per raggiungere uno scopo così arduo e ambizioso il presidente Aurelio De Laurentiis aveva chiamato Antonio Conte, un uomo che nella sua lunga carriera di calciatore prima e allenatore poi aveva conosciuto tanto la vittorie - e quante ne aveva già messe nel suo calmiere - quanto la sconfitte, anche quelle che dalla prime erano derivate. E con lui il patron aveva messo sul carro azzurro altri uomini - uno staff composto da ben nove elementi - tutti dal glorioso passato (Lele Oriali in testa) e pure dal voglioso futuro, visto che, dopo le ultime uscite non tutte e non sempre felici, avevano in comune con il Napoli un desiderio impellente e autentico di riscatto. Ma, a dirla un po' fuori dai denti, nessuno di questi elementi presentava i crismi della gestione societaria oculata, che da sempre aveva caratterizzato le strategie gestionali di De Laurentiis e soci.

 A cominciare proprio da Conte, con il suo ingaggio da 6.5 milioni netti l'anno, fatti salvi i bonus per la qualificazione Champions, lo scudetto e (credo perfino) la coppa Italia. Insomma, il nuovo Napoli già così era una formazione enormemente più costosa di quella che l'aveva preceduta, e che pure aveva vinto uno scudetto e avrebbe partecipato a una Champions League. La questione, tutt'altro che da poco (in tutti i sensi) e mi sembra fin qui fortemente sottovalutata dagli analisti sportivi. La domanda perciò sorge spontanea: siamo veramente sicuri che l'asset finanziario che ha consentito al presidente di gestire il Napoli per 20 anni può anche permettergli di foraggiare progetti futuri dai costi così elevati? E se qualcosa andasse storto, chi ripianerà debiti e perdite?