Non c'è niente da fare, la confusione regna sempre più sovrana in questo Napoli della stagione 2023-2024, la peggiore di sempre dell'era De Laurentiis, benché proprio quella che ha fatto seguito alla storica vittoria di uno scudetto, 33 anni dopo il precedente. Ora, come accadde già allora, il rischio di un declino del club nella sua interezza - societaria e sportiva - è dietro l'angolo. Allora fu la perdita ignominiosa (e dolorosa) di Diego Armando Maradona dalla squadra e dalla città, questa volta potrebbe essere quella di Luciano Spalletti (più che quella molto meno corrosiva di Cristiano Giuntoli) con tutto il suo carico di sorprese, ripicche e polemiche che l'hanno accompagnata o seguita.
Non c'è nessuno che possa dire come sarà il futuro, eccetto il presidente, che dispensa seraficità e ottimismo a ogni piè sospinto, gli stessi che peraltro aveva ostentato non più tardi di dieci mesi fa. Per capire quanto, invece, anche lui sia nel pallone basta rileggere con attenzione le sue dichiarazioni di qualche giorno fa, nelle quali è apparso evidente come sostenesse tutto e il contrario di tutto, fino addirittura a ricredersi sull'opportunità di licenziare Rudi Garcia. A ulteriore testimonianza del fatto che le idee così chiare non ce le abbia neanche lui stanno la smentita piccata su Conte e le battute tra il saccente e il generico sugli altri possibili candidati alla panchina, per non parlare delle affermazioni sul rinnovo di Khvicha Kvaratskhelia, inappuntabili sul piano strettamente giuridico, ma nient'affato su quelli motivazionali ed emotivi, entrambi forieri di determinazioni e coesioni future del gruppo. Sarebbe un grave errore andare ora a caccia delle streghe e irrigidirsi su eccezioni formali, quando occorre invece identificare e sostenere leadership forti e durature fuori e dentro lo spogliatoio. Tanto più che quello che resta al Napoli ora che il campionato è agli sgoccioli è una squadra divisa, sfiduciata e senza una ragionevole prospettiva. Perciò, il problema, a mio avviso, non sarà il nome del prossimo allenatore, ma l'organigramma che si vorrà dare a tutta la compagine societaria per renderla veramente competitiva, moderna e lungimirante.
Qualcuno crede veramente che il nuovo tecnico verrà in un ambiente più simile a una polveriera che a una società di calcio? Aurelio De Laurentiis si guardi intorno prima che dentro (come molti gli suggeriscono), a cominciare da quelli che gli sono molto vicini e che avrebbero dovuto rappresentare il futuro societario. Gli stessi che, tra un errore e una supponenza, forse glielo hanno già definitivamente pregiudicato.