Da Marciniak a Makkelie, la musica è la stessa. Nelle partite che contano in Champions League il Napoli paga il blasone inferiore a square che in questa competizione sono “di casa”. Sicuramente un club come quello catalano è parecchio a suo agio nell’ex Coppa dei Campioni, ed evidentemente lo avvertono anche gli arbitri. Martedì il direttore di gara ha lasciato (a dir poco) a desiderare. Fischi in ritardo, valutazione tecnico-disciplinari a dir poco discutibili. Pessima la direzione arbitrale dell’olandese Danny Makkelie. Un arbitro che è sembrato lontano dai tanto decantati livelli europei. Un errore certo e un altro molto probabile. Al Napoli manca un calciodi rigore e probabilmente un’espulsione per il Barcellona: Brutta entrata di Christensen ai danni di Lobotka, piede a martello sul collo del piede e la caviglia sinistra di Lobotka che si piega. Incerto Makkelie, arriva solo il giallo dopo diversi secondi, l’impressione però è che l’entrata fosse davvero brutta, poteva starci il rosso.
Ma soprattutto pesa un altro episodio: Osimhen finisce a terra dopo un contatto con Cubarsì: l’attaccante azzurro sfiora la punta del piede destro dell’avversario per primo, poi è Cubarsì ad andare sul piede destro di Victor, per Makkelie troppo poco per dare il rigore, ma è uno step on foot. Ci stava il rigore, assolutamente. E chissà se la partita non poteva mettersi su binari diversi. Episodi controversi che ricordano il quarto di finale di ritorno fra Napoli e Milan, arbitrato dal polacco Marciniak. Il polacco vide bene in occasione del rigore assegnato ai rossoneri per il fallo di Mario Rui su Rafael Leao. Proteste feroci poi per un rigore non dato per un tackle in ritardo di Leao su Lozano. E soprattutto c’era un evidente penalty per mano di Tomori su cross di Di Lorenzo. Corsi e ricorsi in due precedenti europei che preoccupano.