Secondo Gichin Funakoshi, un karateka e maestro di karate giapponese, tra i più conosciuti e apprezzati cultori di arti marziali di tutti i tempi, "senza cortesia il valore del karate si perde". C'è un codice d'onore per gli uomini d'onore. E non solo per loro. Uno dei suoi simboli è il "rei", il saluto, il ringraziamento e - nello specifico - l'inchino. Non un atto formale, ma sostanziale, secondo la cultura orientale. Non v'è combattimento, tenzone, sfida o confronto che non preveda la cortesia, il rispetto e la sincerità, di cui il "rei" è, appunto la sintesi più piena e completa, la declinazione più nobile del grazie per il vanto di aver avuto cotanto avversario.
Questo è stato il samurai Kim Min-jae per i suoi avversari. E lo sarà ancora. Per noi è stato, invece, solo una pasta di ragazzo che ha saputo coniugare nel gioco del calcio tecnica, umiltà, forza, disciplina e semplicità. Proprio come un vero samurai. Perciò come non ringraziarlo ora che è andato via! Senza rimpianto né acredine - con lui proprio no. Il lungagnone dagli occhi a mandorla è stato, infatti, inaspettatamente decisivo nella vittoria finale dell'ultimo campionato azzurro, almeno quanto i ben più osannati "finalizzatori", Victor Osimhen e Kvicha Kvaratskhelia su tutti. A questi ultimi le prime pagine dei giornali e i titoli a 6 colonne, a lui qualche trafiletto, buoni voti, le critiche costanti di Francesco Marolda e - scusate se è poco - il premio di miglior difensore della serie A 2022-2023. Lo ribadisco, un ragazzo straordinario, una "scoperta" (Marolda permettendo) per certi versi irripetibile, per la oggettiva difficoltà a trovare tutte le doti - di cui ho già detto - di un grande difensore in un solo uomo e sin dal primo giorno del suo arrivo da un paese (presuntamente) non di punta nel panorama calcistico internazionale e da un campionato minore - quello turco - dove i giocatori vanno a chiudere le carriere piuttosto che a iniziarle. Ho una mia teoria sulla sua meteora napoletana, peraltro suffragata più da impressioni che da fatti, più da letture tra le righe che da inoppugnabili documentazioni storiche.
Dal suo arrivo a Napoli Kim c'ha messo il cuore, cosa che chi viene per andare normalmente non fa. Senza la clausola non sarebbe mai arrivato a Napoli (l'ho già detto) e a guadagnarci dalla sua dipartita bavarese sono stati soprattutto i suoi agenti. Certo anche lui. Ma lui sarebbe rimasto, ne sono certo, perchè quello che guadagnerà in più non lo ripagherà dell'amore perso. Storia diversa per i procuratori-iene. Loro si rimpinzeranno di niente.