Nei matrimoni che falliscono, nella maggior parte dei casi, non c'è un buono o un cattivo, non c'è chi ha torto o chi ha ragione.
I figli poi rimangono in mezzo, incastrati in questo gioco perverso dell'angelo e del diavolo, del forte e del debole, del "vuoi più bene a papà o alla mamma?".
Intanto, quelli a cui non frega nulla tanto dei genitori quanto dei figli, sono i peggiori, i più acri e indisponenti, i più moralisti e i più saccenti.
Figurarsi quando non si tratta di un matrimonio ma di affari e al posto dell'amore c'è la convenienza. Anche lì, però, qualcuno soffre.