L'addio di Spalletti al Napoli giunge a sorpresa, indubbiamente inaspettato: se non è certo, sembra assai probabile dopo le sue parole: ormai sempre più chiare. Peccato, indubbiamente. Un grosso peccato. Ombre che si addensano sul Napoli di domani, considerando anche il probabile addio del direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Ed evidentemente la colpa non è dei giornalisti, ma dei protagonisti, che caduti nella tentazione di snobbare il campionato hanno dato il via alle riflessioni sul futuro che hanno virato rapidamente su scenari d'addio. Sarebbe stato più congeniale e strategicamente corretto tenere per sé le valutazioni sul futuro, e invitare tutti - squadra e ambiente - a concentrarsi sulle partite che mancano.
Del resto, è normale che la squadra campione d'Italia debba onorare il campionato, e concluderlo all'altezza di una stagione straordinaria. La prova è arrivata proprio ieri: un Napoli bellissimo e vincente contro l'Inter ha portato tutti a parlare più volentieri della partita. Ma ormai la frittata è fatta: ci domandiamo con che clima si celebrerà la festa scudetto del 4 giugno, soprattutto dopo che è stata tolta dalle piazze e andrà in scena solo allo stadio. Sarà, purtroppo, l'occasione del commiato, e quindi non mancherà un velo di forte amarezza. La scelta di Spalletti va rispettata: lo ricordino gli autori dello striscione contro di lui, ma anche chi lo ha attaccato dopo il crollo di Empoli dello scorso anno. Luciano ne ha abbastanza, non è facile avere a che fare con De Laurentiis. Ma nessuno tema il cambiamento: spesso ha portato più benefici che danni.