Tennis, Brancaccio non si nasconde: "L'obiettivo è entrare tra i primi 100"

Il campano si appresta ad andare per la prima volta a Wimbledon sognando di entrare in tabellone.

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Torre del Greco.  

Mamma spagnola, papà italiano di Torre del Greco e il tennis nel destino. La storia di Raul Brancaccio è semplice, racconta di una passione infinita per la racchetta e quella pallina gialla che in Italia, negli ultimi anni, ha riacquistato un fascino che era stato dimenticato. Attualmente numero 141 del mondo, con un best ranking di 121, si è raccontato da Valencia dove vive da dicembre.

In realtà è arrivato in Spagna a 16 anni dopo averla frequentata per anni grazie alle origini della madre che arriva direttamente dal paesino di David Ferrer, uno dei grandi del tennis di questo nuovo millennio, e indolo incontrastato del tennista azzurro.

La scelta di inseguire la sua passione lo ha portato lontano da Torre del Greco dove torna pochissimo. Lo ha fatto dopo l’esperienza parigina del Roland Garros prima di volare in Spagna per preparare col suo staff, di cui fa parte anche il fratello Marco, i nuovi appuntamenti.

A maggio ha giocato le qualificazioni agli Internazionali d’Italia di Roma venendo eliminato al primo turno dall’amico Andrea Pellegrino, ma è stata anche l’occasione per riunire tutta la famiglia con la presenza della sorella Nuria, numero 175 della classifica WTA, e atleta in grossa ascesa.

“E’ stato bello -racconta Raul- come nel 2021 eravamo presenti entrambi. E’ stata un’emozione unica condividere l’esperienza con lei. Il torneo di Roma è speciale, tutti i tennisti italiani sognano di vincerlo. Fin da piccolo con la scuola tennis andavamo al Foro Italico per seguire i campioni che vedevamo in tv. Purtroppo non è andata benissimo, sono stato eliminato al primo turno delle qualificazioni dal mio amico Andrea Pellegrino in una partita in cui non ero al massimo e le condizioni meteo avevano reso il campo molto pesante”.

Brancaccio parla di ogni match come se lo stesse rigiocando. Ricorda ogni particolare e da Roma salta al Roland Garros con grande lucidità. “Abbiamo trovato le stesse condizioni del Foro Italico, io non stavo benissimo e la sconfitta contro Berankis brucia perché venivo da una settimana senza allenarmi. Ero svuotato, avevo perso fiducia, ma il tennis è così ti regala anche momenti negativi”.

La sua stagione è iniziata benissimo con la trasferta in Oceania e la vittoria del Challenger in Nuova Caledonia la settimana prima degli Australian Open. “E’ stato un successo inatteso -confessa con sincerità il campano- mi ha cambiato gli obiettivi e poi al ritorno in Europa ho giocato un’altra finale al Challenger di Tenerife persa contro Arnaldi”.

Risultati che gli hanno regalato punti importanti che gli permetteranno di giocare le qualificazioni negli Slam anche a Wimbledon e agli US Open. “Non ho mai giocato sull’erba, sarà la prima volta -spiega- ma tutti gli allenatori mi dicono che le mie caratteristiche si sposano bene con quella superficie”.

Giocherà prima il torneo di Perugia sulla terra rossa dove ci sono tanti giocatori forti in tabellone, poi andrà in Inghilterra dove, dopo un Challenger di rodaggio, sarà per la prima volta nel tempio di Wimbledon. “E’ il torneo più signorile, con più storia, poi si gioca pochissimo sull’erba e questo rende tutto più affascinante. Sarà una bella esperienza”.

Dopo Wimbledon si tornerà a giocare sulla terra prima del cemento americano. Brancaccio ha una cambiale importante in scadenza visto che lo scorso anno ha vinto il Challenger di San Benedetto del Tronto in finale su Andrea Vavassori. “Sono tranquillo, anche se dovessi perdere punti ho fiducia nel mio gioco. Continuerò a lottare per entrare nella top 100 che è il mio obiettivo. Un anno fa, in questo periodo, giocavo male, dovevo cambiare qualcosina, poi ho svoltato. E’ importante giocare ogni settimana al meglio. Voglio confrontarmi nei tornei migliori”.

Lo scorso anno ha rischiato il colpaccio agli US Open dove si è fermato al cospetto dell’americano Eubanks al terzo turno di qualificazione. “Ero vicino al sogno, ho sofferto un po’ l’emozione, lui era spinto dal pubblico di casa, ma quelle sono esperienze importanti che ti porti dietro e ti aiutano a migliorare”.

Gli Slam sono fondamentali anche per permettere ai giocatori di fare cassa e gestire i propri team con serenità. “Nei Challenger girano pochi soldi, la situazione è un po’ migliorata negli ultimi tempi, ma sono gli Slam che aiutano tanto, senza giocare quei tornei diventa molto complicato girare e gestire i team”.

A proposito di Challenger negli ultimi anni in Italia sono tantissimi i tornei che permettono agli azzurri di competere. “Avere tanti tornei nel nostro paese è stato positivo, spendi meno e hai tante opportunità. La Federazione sta lavorando benissimo, abbiamo Roma, le Finals di Torino, ci sono state le Next Gen di Milano, si sono giocati tornei ATP 250 a Cagliari, Napoli e Firenze. Ormai siamo una potenza in questo sport. Non è un caso che ci sono così tanti italiani nei primi 300”.

E proprio parlando del movimento azzurro, Brancaccio ci ha raccontato chi segue con particolare piacere. “Sicuramente Matteo Berrettini, lo conosco bene e sono amico del fratello Jacopo, poi mi piace tanto Sinner".

Lui i big azzurri e non solo li ha visti tutti da vicino. "Qualche anno fa ho giocato con Alcaraz e Musetti, si vedeva che avevano talento. Carlitos è di Murcia, abbiamo un buon rapporto, ci siamo visti ai tornei di Madrid, Roma e Parigi, è sempre umilissimo, non si è montato la testa e non è un caso se è diventato anche numero uno al mondo. Conosco bene Musetti e Sinner. Lorenzo si vedeva che aveva le qualità per arrivare, mentre Jannik mi ha sorpreso più di tutti. Lui ha giocato poco a livello giovanile, poi è esploso al Challenger di Bergamo, io ero presente e sono rimasto impressionato dalla sua crescita”.

La domanda è d’obbligo: con tutti questi giocatori importanti vinceremo uno Slam? Raul Brancaccio non ha dubbi. “Lo vinceremo, parliamo giocatori forti, molto giovani che hanno tanti anni davanti”.

Per chiudere è inevitabile spostare il discorso sulla sorella Nuria, 23 anni a breve e tanta voglia di scalare la classifica. “Le do molti consigli. E’ bello condividere esperienze insieme -sottolinea-. Peccato che a Parigi abbiamo giocato in contemporanea e non sono riuscito a seguire il suo match. Le dico sempre che l’importante è divertirsi, godersi i momenti e curare i piccoli dettagli perché sono cose che si porterà dietro. Ha il gioco per fare bene, ora sta cominciando a raccogliere i sacrifici fatti. Può entrare nella Top 100, è una ragazza che merita, nessuno le ha regalato nulla. Inoltre, la Federazione è presente e l’aiuta, questo è molto positivo”.

La famiglia Brancaccio è pronta per seguire Raul e Nuria in giro per il mondo con il grande obiettivo comune di provare ad entrare nella Top 100, obiettivo difficile ma non impossibile. Una sfida da vincere insieme.