Capuozzo, lo scugnizzo franco-napoletano che fa sognare l’Italrugby

Nato in Francia ma ha scelto l’amore per l’azzurro grazie ai nonni emigrati da Napoli.

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Napoli.  

Faccia da scugnizzo. Sangue partenopeo. Velocità, imprevedibilità e solidità a disposizione dei colori azzurri. L’identikit è chiaro e risponde al nome di Ange Capuozzo.  

Nato nel 1999 a Le Pont-de-Claix, comune francese di 11.533 abitanti, non proprio una metropoli, è cresciuto con quel cognome tipicamente campano e con i nonni paterni, che da Napoli erano partiti per cercare fortuna dopo la Seconda guerra mondiale, che gli hanno trasmesso l’amore per il tricolore italiano. Una fortuna per il piccolo Ange e per l’Italia della palla ovale, visto che crescendo si è innamorato di questo sport dove è diventato un gigante nonostante i suoi 177 cm d’altezza. Ma spesso l’astuzia, la velocità e la passione fanno la differenza anche nel rugby. Capuozzo è ormai una certezza per l’Italia. Crowley lo ritiene un titolarissimo.

La meravigliosa giocata in Galles nello scorso Sei Nazioni, quella che mandò in meta Padovani per il clamoroso successo azzurro, aveva aperto l'epopea Capuozzo in maglia azzurra. Ma nessuno pensava che il ragazzo venuto da oltralpe e che gioca con Tolosa potesse addirittura diventare decisivo per battere una squadra dell’emisfero sud come la grande Australia. Invece, i wallabies si sono dovuti inchinare alla rapidità, all’astuzia e al coraggio dello scugnizzo con sangue napoletano e alla grande fame della squadra di Kieran Crowley.  

Le due mete di Capuozzo sono l’esempio perfetto di quello che può fare l’estremo azzurro, capace di accelerare all’improvviso, di regalare un gioco di gambe difficile da intuire, scherzare con gli avversari con una splendida finta di passaggio e poi volare, letteralmente decollando, verso la gloria di cui si nutre chi entra in area di meta per rendere felice il proprio popolo.  

Le due giocate contro l’Australia, il 28-27 finale poteva anche essere più ampio, danno il via ad una nuova storia per il rugby azzurro. Crowley ha dato fiducia, la squadra ha preso coraggio, la condizione atletica sembra ideale e poi c’è Capuozzo che può scardinare la linea dei più forti con accelerazioni, imprevedibilità e quella “cazzimma” che negli ultimi anni agli azzurri era proprio mancata. Il Sudafrica, prossimo avversario sabato a Genova è avvertito. L’Italrugby non vuole smettere di sognare.