In una gara stellare esserci è già una sorta di medaglia. Alessandro Sibilio può sorridere. Potrà raccontare di aver corso in seconda corsia la finale più veloce della storia dei 400 ostacoli. Il napoletano ha fatto una splendida Olimpiade a cui è mancata solo la ciliegina sulla torta di un ulteriore miglioramento. Ma di mattina era complicato.
Il suo crono non è stato eccezionale, ha dimostrato di valere di più del 48.77 corso nell’ultimo atto allo Stadio Olimpico di Tokyo. Partenza come al solito controllata e rettilineo finale tutto in rimonta. Aveva davanti il turco Copello come punto di riferimento, ma per il momento mettergli la testa davanti in una finale Olimpica è ancora un obiettivo lontano. Ha chiuso settimo godendosi, per quello che è stato possibile, la sfida stellare tra Karsten Warholm e Benjamin Rai. Norvegia contro Stati Uniti. Due modi diversi di correre una delle gare più affascinanti che si svolgono sulla pista. Il primo ha conquistato la medaglia d’oro con il nuovo record del mondo: 45.94. L’americano ha chiuso in 46.17. Terzo il brasiliano Alison dos Santos in 46.72.
Per Sibilio un ottavo posto che è un punto di partenza. “Sono contento di quello che ho fatto qui” ha raccontato subito dopo la gara. “Ho realizzato tutti i miei sogni o quasi, rimaneva solo la medaglia, ma con questi fenomeni oggi era impossibile. Abbiamo visto con Jimbo Tamberi e Marcel Jacobs che tutto può accadere, questo è solo un punto d’inizio. Io ci metterò tutto me stesso”.
Voglia e convinzione sono stimoli necessari per diventare grandi. Davanti c’è un triennio importantissimo, quello che porta a Parigi 2024, dove Sibilio vorrà essere della partita. Bisognerà lavorare tanto e fare un altro enorme salto di qualità, ma la base c’è e l’Olimpiade di Tokyo è stata sicuramente quella della svolta per l’atletica italiana.