Palazzo Serra di Cassano, la via delle Memorie

Il percorso, i ricordi

di Simonetta Ieppariello

E’ stata grandissima l’emozione anche del Presidente Giorgio Napolitano nel tornare a Palazzo Serra di Cassano dove c’è l’ingresso del rifugio antiaereo dove si rifugiava insieme ai suoi familiari coi quali abitava a Via Monte di Dio, quando durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Tutti correvano lungo quei 150 scalini mentre suonavano le sirene che annunciavano un imminente bombardamento.

Il rifugio è ora visitabile all’interno del percorso “La via delle memorie”, uno dei quattro itinerari della Galleria Borbonica con ingresso proprio da Palazzo Serra di Cassano.

La storia che vi stiamo per raccontare inizia proprio col suono assordante della sirena, che ha accompagnato la vita di tanti napoletani in fuga dalle bombe dalla furia della seconda guerra mondiale. Migliaia di persone stipate come topi in quei cunicoli adibiti a rifugio. Percorsi e camminamenti, città che sono nate sotto terra per salvare la vita di tanti. Grazie al lavoro dei fratelli Minin di Galleria Borbonica di quella storia si fa memoria, con le voci dei protagonisti. Grazie ai fratelli Minin e Vincenza Donzelli inizia proprio qui l’altro accesso di Galleria Borbonica quello della via delle memorie e i suoi protagonisti. (guarda la puntata de L'Altra Campania)

«Ricordo quei 150 scalini percorsi in tutta fretta - ricorda la signora Anna Insticato -. Eravamo terrorizzati, impauriti, correvamo per salvargli. Prima nel primo ricovero, poi scoprirono quella scala e i fascisti costruirono quella scala per scendere più sotto. Ci nascondevamo lì seduti su delle panche. Rimanemmo nascosti come topi. Nella notte correvamo disperati e impauriti. Ritornarci mi causa sempre una forte emozione. Ero poco più che una bambina, in lotta per la vita».

Ecco la stopria di un mondo capovolto. Scalino dopo scalino si scendeva metri e metri sottoterra. La povertà, la disperazione, il silenzio da osservare sotto pterra per la paura di essere stanati e colpi si vede ancora negli occhi di racconta oggi la disperazione di quegli anni, in cui tanti bimbi diventarono improvvisamente grandi per la paura e la necessità. Marco Minin sta lavorando per documentare ricordi e memorie di quella storia, perchè sia fatto tesoro di una storia che ci augura non si ripeta. Minin ha allestito un vero e proprio museo all’interno di Galleria Boprbonica di quelle commoventi immagini e volti.

Perchè quando la città fu liberata i militari americani fotografarono i bambini che, come fantasmi, uscirono dai rifugi. Le immagini di una Napoli ferita e disperata ma pronta a rialzarsi dal dramma della guerra restano i documenti incancellabili. Sono i cosidetti "Cento bombardamenti" di Napoli1, una delle città più provate dal massiccio bombardamento aereo alleato della Seconda Guerra Mondiale, il cui picco, fu raggiunto il 4 agosto del 1943. Una pioggia di bombe devastante che distrusse in più punti la città del sole e del mare.