di Simonetta Ieppariello
Le tracce dell'antico porto greco di Napoli, riemergono in quel dedalo prezioso di fauna e flora sottomarina nel Golfo di Napoli, tra tagli e cunicoli che raccontano la trama di quell’antico attracco. Un porto costruito 25 secoli fa, è stato individuato nelle acque davanti Castel dell'Ovo. Archeologi e studiosi lavorano al progetto "Sea Research Neapolis", presentato oggi, 15 marzo, nelle Sale pompeiane di Palazzo Reale: indagate gallerie e tagli che lasciano pensare alla presenza di un antico approdo. Il rettore dell'università Iulm di Milano, Mario Negri, spiega ubicazione e importanza dei ritrovamenti, mentre Luciano Garella, soprintendente Archeologia e belle arti per il Comune di Napoli, ipotizza uno sviluppo turistico legato alla scoperta con visite subacquee.
«È una scoperta che apre un nuovo scenario della ricostruzione della vecchia struttura di Palepolis» ha spiegato Mario Negri, l'archeologo napoletano che ha effettuato la scoperta. A maggio ricominceranno le ricerche sottomarine che aprono anche uno scenario nuovo dal punto di vista turistico. Nel solco delle ipotesi sui fondali sottomarini. Ecco la magia della Napoli di sotto, che racconta straigrafie preziose di un tempo perduto.
Ecco un antichissimo porto di epoca greca sui fondali del castel dell'Ovo, attorno a quell'isolotto di Megaride sul quale, secondo il mito, spiaggiò la sirena Partenope.
Si tratta di quattro tunnel sommersi, di una strada larga tre metri che presenta ancora i solchi scavati dai carri e di una lunga trincea per i soldati che dovevano proteggere l'approdo. Il tutto sott'acqua, proprio come a Baia sommersa.
Qui gli archeologi sottomarini, finanziati dalla Iulm di Milano, hanno trovato quello che può essere considerato il porto della Napoli di 25 secoli fa.
«Possiamo pensare a una valorizzazione con un turismo diverso, subacqueo» è la suggestione del soprintendente ai Beni archeologici di Napoli Luciano Garella. «La Campania oggi è felix - ha proseguito il soprintendente - non solo per la terra feconda ma anche per lo straordinario patrimonio culturale a cui si potrà aggiungere un turismo diverso, subacqueo: le persone che vorranno vedere questo sito dovranno organizzarsi per immergersi. Pensare a un'area marina protetta? A ridosso della città è complesso ma ma non è da escludere, bisogna anche convincere i cittadini. Per ora bisogna andare avati in questa ricerca pionieristica».
Tracce dell’antica Grecia nelle acque di Palepolis, dunque, quella città vecchia che proprio nei dintorni di Megaride, in particolar modo sull'altura di Monte Echia, sorgeva. Un sistema di gallerie, un costone tufaceo per il rimessaggio delle barche e un canale che conduce a un bacino con una strada di collegamento con la collina sovrastante: ecco in cosa si sono imbattuti gli archeologi.