Nel cuore della Terra dei Fuochi, ad Acerra, sorgeva un'oasi destinata a cambiare volto a un luogo simbolo dell’inquinamento. Il Parco della Forcina, con i suoi percorsi pedonali, capanni per il birdwatching e un laghetto per gli uccelli migratori, era pronto per essere inaugurato. Sorge su un'ex piattaforma di stoccaggio dell’immondizia confiscata ai fratelli Pellini, noti per le condanne legate al disastro ambientale. Il Comune, in una sfida di rigenerazione urbana, aveva trasformato un simbolo del degrado in uno spazio pubblico.
I sigilli della Procura e i sospetti sulla bonifica
Il 29 febbraio 2025, a pochi giorni dalla cerimonia ufficiale di apertura annunciata in diretta TV, la Procura di Nola ha fatto scattare il sequestro dell’area. I carabinieri forestali di Ottaviano e i militari locali hanno chiuso i cancelli del parco, dopo che erano emersi sospetti su una bonifica incompleta. Secondo le indagini, nel sottosuolo potrebbero essere ancora presenti rifiuti pericolosi. Alcuni documenti tecnici consegnati dagli ambientalisti rivelano la presenza di sostanze altamente tossiche oltre i limiti di legge, tra cui cromo, berillio, pcb, idrocarburi e antimonio.
Il ruolo degli ambientalisti e le prove con i droni
A sollevare il caso è stato l’ambientalista Alessandro Cannavacciuolo, figura di riferimento nel contrasto agli sversamenti illeciti. Con l’ausilio di droni dotati di telecamere, la sua associazione ha monitorato per settimane i lavori, documentando ogni passaggio e raccogliendo materiale probante. Due relazioni tecniche risultano oggi al centro dell’inchiesta: una, prodotta dalla società incaricata dal Comune, dichiarava l’assenza di contaminazioni; l’altra, firmata dalla stessa società, evidenziava dati di inquinamento preoccupanti. Contraddizioni che gli inquirenti ora stanno approfondendo.
Dubbi sui fondi Pnrr e sul vincolo edilizio
Oltre alla questione ambientale, un altro fronte si è aperto: l’origine dei due milioni e mezzo di euro utilizzati per la realizzazione del parco. I finanziamenti del Pnrr, ottenuti dal Comune, potrebbero essere stati assegnati sulla base di attestazioni irregolari. La zona di Lenza Schiavone è infatti sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta, essendo area agricola. La denuncia depositata a luglio 2024 chiama in causa anche il Ministero dell’Interno, chiedendo di verificare la legittimità delle autorizzazioni.
Il silenzio del Comune e la memoria lunga della Terra dei Fuochi
Dal palazzo municipale nessuna risposta ufficiale: l’ufficio del sindaco Tito D’Errico dichiara di non aver ricevuto alcun provvedimento formale. Resta però il fatto che il parco è chiuso, e la sua apertura rimandata a data da destinarsi. È l’ennesimo capitolo di una storia che ad Acerra si ripete da decenni: quella delle bonifiche promesse ma mai realmente concluse. A ricordarlo da tempo è anche il vescovo Antonio Di Donna, che più volte ha chiesto di spezzare l’inerzia istituzionale e restituire dignità ai territori martoriati.