Napoli, benefici alle madri delle vittime di camorra

La battaglia legale per il riconoscimento dei diritti

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Napoli.  

La vicenda legale di Nunzia Rizzo, madre di Gianluca Cimminiello, giovane tatuatore innocente, ucciso a Secondigliano nel febbraio del 2010, sta aprendo un'importante riflessione sui diritti dei familiari delle vittime di criminalità organizzata. Da anni la donna lotta per il riconoscimento dei benefici economici previsti dalla legge per le famiglie delle vittime innocenti della camorra, un diritto che la burocrazia del Ministero dell'Interno e delle Prefetture ha ostacolato per troppo tempo. La sua battaglia legale, però, ha finalmente avuto una svolta grazie a una sentenza che potrebbe cambiare le regole del gioco.

Una sentenza decisiva: la Corte Costituzionale dà ragione alla madre di Gianluca

La battaglia legale di Nunzia Rizzo ha avuto un nuovo capitolo con la decisione della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale una norma utilizzata per rigettare la sua istanza nel 2011. La norma in questione riguardava il requisito del quarto grado di parentela, una disposizione che, secondo il Ministero dell'Interno, non permetteva alla donna di ottenere i benefici economici. Il Viminale sosteneva che la madre di Gianluca fosse comunque legata ad ambienti criminali a causa dei parenti del marito, con cui la donna aveva interrotto ogni rapporto fin dai primi anni 80, anche separandosi da lui. Nonostante la distanza da qualsiasi ambiente malavitoso, Nunzia Rizzo si è vista negare il riconoscimento dei diritti per anni.

La sentenza della Corte Costituzionale, emessa nel luglio 2024, ha dichiarato incostituzionale proprio questa norma, stabilendo che non si poteva rigettare una domanda per la presenza di parenti o affini con precedenti penali, qualora non ci fosse stata una connessione effettiva con la criminalità. Grazie a questa decisione, la madre di Gianluca ha finalmente ottenuto giustizia, con il giudice civile di Napoli che le ha riconosciuto i diritti previsti dalla legge.

Il mancato rispetto della sentenza: le difficoltà persistono

Nonostante la sentenza chiara e il riconoscimento del diritto di Nunzia Rizzo, la situazione non è ancora risolta completamente. Giovanni Zara, avvocato che ha assistito la madre di Gianluca, sottolinea che, ancora oggi, molti uffici del Ministero dell'Interno e delle Prefetture non rispettano quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Secondo Zara, questa mancata applicazione della legge danneggia non solo Nunzia Rizzo, ma anche numerosi altri familiari di vittime innocenti della criminalità, che attendono da anni il riconoscimento dei propri diritti.

"Ci sono ancora molti genitori, sorelle, fratelli, figli che aspettano di vedersi riconosciuti i loro diritti, nonostante abbiano fornito prove di estraneità a qualsiasi legame con ambienti criminali", ha affermato l'avvocato. Le Prefetture, infatti, continuano a rigettare le istanze, nonostante esistano informative delle forze dell'ordine che certificano l'estraneità dei familiari delle vittime a contesti malavitosi.

Un appello per una maggiore unità contro la criminalità

Giovanni Zara conclude la sua riflessione invitando il Ministero dell'Interno a rivedere la propria posizione, ma anche sottolineando l'importanza di unire le forze contro la criminalità organizzata. "Invece di avere contrapposizioni interne allo Stato, sarebbe più opportuno unire le forze per combattere la corruzione e la violenza che ancora minano la nostra società", ha dichiarato Zara, ricordando che la vera sfida è quella di garantire i diritti di chi ha perso una persona cara in modo ingiusto, e di farlo nel rispetto della legge e della giustizia.

La vicenda di Nunzia Rizzo non è un caso isolato, ma rappresenta una realtà di cui molte famiglie sono vittime. La speranza è che, anche grazie a questa battaglia legale, si possa finalmente porre fine a ingiustizie che si prolungano troppo a lungo, dando finalmente il giusto riconoscimento ai familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata.