Scandalo insegnante, Salvo Di Noto: "Non lasciamo soli quei ragazzi"

"Si sono confidati con i genitori, rompendo quel muro di omertà costruito dalla paura"

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Quando il sostegno si trasforma in abuso: il caso dell’insegnante di Castellammare

Castellammare di Stabia.  

 

“Ai miei tempi”, e di anni ne sono passati solo dieci, una mia insegnante non avrebbe minimamente pensato di abusare di me, né verbalmente né fisicamente, così come io non avrei minimamente pensato che potessero farlo. Ora mi domando: sono stato io il fortunato di turno o la scuola era un luogo diverso?"

E' riflessione di Salvo Di Noto da sempre sensinbile e in prima linea su queste tematiche sociali.

"Da una settimana a questa parte non si fa altro che parlare di una donna, insegnante di sostegno, anche lei un tempo stata studentessa, che ha “maltrattato psicologicamente” i suoi alunni tra gli 11 e 13 anni. In realtà il termine “maltrattato” sembra quasi eufemistico per descrivere quello che emerge dai racconti e dalle indagini: abusi verbali, fisici e persino sessuali perpetrati con il cinismo e la premeditazione che solo chi ha una profonda conoscenza delle fragilità dei minori può mettere in atto.

Una figura vista a quell’età quasi come una seconda mamma, capace di insegnare tutto, dalle equazioni di primo grado alla storia del mondo. Una presenza solida, capace di sostenere l’intera classe. E poi, si sa, per i ragazzi quando arriva l’insegnante di sostegno, l’attesa più grande è sentirla discutere con l’altro insegnante: quei preziosi dieci minuti di tregua, il tanto atteso riposo dalle lezioni.

Lei però non si accontentava di questo ruolo. Se proprio doveva, poteva almeno provare ad affrontare la tanto dibattuta educazione sessuale. Ma no, sembrava troppo poco. Ha preferito andare oltre l’educazione, dis-educando sessualmente. Ha buttato via ogni minuto speso per insegnare, sfruttando il suo potere e l’innocenza degli studenti per creare qualcosa di ben più inquietante. Così ha dato vita a una “élite”; non un gruppo di studenti brillanti, ma una ristretta cerchia costruita sulla base di ciò che il Gip definisce una “situazione mista di malsana complicità, timore e disagio.” Una relazione tossica e asimmetrica, in cui la fiducia è stata tradita e il rispetto trasformato in paura

Ora, invece di continuare a puntare i riflettori sull’insegnante, che forse cerca proprio questa attenzione per il suo sporco ego, seppur come afferma lei con una "coscienza pulita", cosa rimane dentro quei ragazzi?

Sette ragazzi, con il coraggio che solo chi non ha più niente da perdere può trovare, si sono confidati con i genitori, rompendo quel muro di omertà costruito dalla paura. E questi genitori, inizialmente increduli, hanno reagito, portando alla luce una storia che ora scuote le coscienze di tutti noi. I danni inflitti non si misurano solo con i gesti, ma con le ferite invisibili che si porteranno dentro per tutta la vita. La fiducia negli adulti, nell’istituzione scolastica, persino in se stessi, è stata compromessa. Chiusi in pensieri che feriscono come lame, perché si sa che non è colpa loro, eppure, nella mente di un adolescente, il senso di colpa è sempre in agguato.

Questi ragazzi - conclude Di Noto - hanno bisogno di essere ascoltati, sostenuti, rassicurati e soprattutto hanno bisogno di sapere che esistono adulti che possono ancora meritare la loro fiducia. Perché dove l’insegnante abusa, lo studente crolla e piange, ed è dovere di tutti noi fare in modo che, dopo le lacrime, ci sia la forza per rialzarsi".