La Cassazione ha annullato la confisca dei beni ai fratelli Pellini, imprenditori del settore rifiuti condannati in via definitiva per traffico di rifiuti e inquinamento dell’area di Acerra, nella Terra dei fuochi.
Duecento milioni che dovranno essere restituiti, perché il provvedimento d’appello è giunto oltre i termini. La decisione ha scatenato numerose reazioni politiche, che denunciano la beffa per le vittime del disastro ambientale subìto dal territorio.
Alla Suprema Corte si erano rivolti i difensori dei tre imprenditori, gli avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro, che avevano chiesto ai giudici della Cassazione di dichiarare l'inefficacia del decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello partenopea dello scorso 19 giugno, segnalando proprio la tardività del ricorso. Tesi, di fatto, sulla quale si era ritrovato anche il sostituto procuratore generale della Cassazione, Luigi Giordano, nell'udienza tenuta a dicembre.
Ora il provvedimento che dispone la restituzione dei beni confiscati (200 milioni di euro) ai tre fratelli imprenditori.
"La decisione della Cassazione che annulla la confisca e restituisce il patrimonio ai fratelli Pellini è una chiara sconfitta dello Stato. Ma c'è però una via d'uscita prima che sia troppo tardi: la Procura di Napoli, e mi rivolgo direttamente al procuratore Gratteri, emetta un nuovo provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca, perché il disastro ambientale è un reato permanente". Così Alessandro Cannavacciuolo, attivista dei volontari antiroghi di Acerra.
"Vi era stato un sequestro e quindi una confisca molto importante nei confronti dei fratelli Pellini, circa 200 milioni di euro di beni erano stati confiscati nell'ambito della misura di prevenzione che era stata portata avanti era stata rilevata la sussistenza dei presupposti che riguardavano la pericolosità per reati di disastro ambientale per reati di traffico illecito di rifiuti per la Terra dei fuochi. In Acerra, nella Terra dei fuochi, vi era stata una attività di inquinamento gravissima con grave pericolosità per la salute delle persone e la Corte di Cassazione ha sostanzialmente annullato il provvedimento della Corte di Appello di Napoli per il superamento dei termini in relazione alla decisione. I beni sono stati tutti dissequestrati dopo anni di procedure. Noi chiediamo che il ministro della giustizia Nordio possa dare una informativa chiara e completa su un fatto di estrema gravità", le parole del deputato M5s Federico Cafiero De Raho.
Anche l'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa ha commentato negativamente la vicenda: "Oltre 200 milioni di euro torneranno nelle disponibilità di quella famiglia che ha avvelenato l'area di Acerra trasformandola in una discarica di rifiuti di ogni tipo. Usare la parola scandalo non basta, mostrare tutta la rabbia che sale per l'ingiustizia non è sufficiente a spiegare ciò che stiamo provando tutti noi che con questa storia abbiamo combattuto per anni. Il dissequestro - ricorda - avviene perché c'è stato un difetto nella trasmissione degli atti. Un ritardo che non ha spiegazioni. Ma dovrà darle il ministro della Giustizia Nordio: dovrà darle in Parlamento e a lui rivolgeremo un'interpellanza urgente. Chiederemo che gli ispettori facciano luce su questa vicenda opaca. Nessuna ombra dovrà permanere, nessun dubbio su connivenze e ritardi a orologeria", conclude Costa.