Si è salvato solo grazie al borsello, che ha deviato alcuni colpi, Mario D'Isidoro, ritenuto legato al clan Ranucci, ferito in un agguato scattato lo scorso 8 marzo a Sant'Antimo, in provincia di Napoli, in cui invece è rimasto ucciso Antonio Bortone. Emerge dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna che hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di quattro persone. Si tratta di C. M., 34enne di Scampia, V. G., 31enne, L. M., 23enne, entrambi di Sant'Antimo, e C. F., 31enne di Grumo Nevano, ai quali gli inquirenti contestano i reati di omicidio e tentato omicidio, aggravati dalle modalità mafiose. Durante il raid sono stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco (ben 17 i bossoli trovati sul luogo dell'agguato) che hanno ucciso Bortone, lasciato riverso a terra nel cortile del complesso residenziale di via Solimene, e ferito D'Isidoro, riuscito a salvarsi grazie al borsello, indossato a tracolla, che ha deviato la traiettoria di alcuni proiettili. D'Isidoro ha trascorso un breve ricovero all'ospedale di Aversa (Caserta), e poi è stato dimesso.
Agguato a colpi di pistola: salvato grazie al borsello
Ha deviato alcuni colpi che gli erano stati indirizzati contro
Sant'Antimo.