Capri Watch vince in Consiglio di Stato, Comune condannato a risarcire

La contesa legale per il colore di una tenda, giudicata non idonea dal municipio, e rimossa

capri watch vince in consiglio di stato comune condannato a risarcire

Dopo sei anni cala il sipario su una vicenda amministrativa e giudiziaria che ha visto il titolare del noto marchio veder riconosciute le ragioni e soccombere l'Amministrazione comunale per l'operato dei predecessori.

Capri.  

Il Consiglio di Stato ha dato ragione a Capri Watch e ha condannato il Comune dell'isola azzurra al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese legali. 
È stata così ribaltata la sentenza del Tar Campania del 2018 e Silvio Staiano, legale rappresentante della società, ha visto definitivamente accolto il ricorso dalla VI Sezione con annullamento dell'ordinanza sindacale del settembre 2017 dichiarata illegittima. 

Pesante il colpo per il Comune di Capri che dovrà risarcire e pagare le spese legali

E' pesante il bilancio a carico del Comune che, difeso dall'avv. Marco Tiberi, che aveva tentato di far dichiarare inammissibile il ricorso e che invece ha visto dichiarare dal Collegio di Stato (art. 10 sentenza) "l'illegittimità del regolamento tende e/o la sua inefficacia sopravvenuta per contrasto alla legge vigente". 
Il caso della tenda tagliata, distrutta e rimossa in Via Camerelle dove all'esterno della gioielleria boutique di Capri Watch, dagli operai del Comune alla presenza del capo dell'ufficio tecnico che mise in esecuzione un'ordinanza dell'allora sindaco, della passata amministrazione, ritenendo che il colore della tenda non fosse conforme al regolamento comunale, fece enorme scalpore per la crudezza e singolarità del caso che non aveva avuto precedenti e indusse Silvio Staiano patron di Capri Whatch a denunziare il Comune, l'architetto a capo dell'ufficio, dando vita così ad un contenzioso giunto sino al Consiglio di Stato e che con la sua sentenza ha messo la parola fine ad una storia dai contorni strani che ha visto ora soccombere il Comune che dovrà accollarsi l'onere di pagare i danni e le somme richieste dal Collegio (Sez.VI) che ha emesso la sentenza.

Il Comune nel 2017 emise un'ordinanza illegittima

Infatti: "La determinazione del colore delle tende non rientrerebbe dunque nella potestà regolamentare del Comune, con la conseguenza che il c.d. regolamento tende andrebbe disapplicato. Sarebbe inoltre illegittima l'acquisizione del parere della CLP in quanto il D.P.R. 31/2017 ha eliminato l'obbligo di acquisizione dell'autorizzazione paesaggistica e tale passaggio non può essere reintrodotto da un regolamento comunale. Nel caso di specie, inoltre, il parere della CLP sarebbe illegittimo anche per violazione dell'art 7 del regolamento tende; la norma infatti prescrive l'utilizzo di colori "tenui e non chiassosi", mentre il parere esprime l'esigenza che la tenda sia di colore bianco o comunque chiaro". 

La sofdisfazione del titolare di Capri Watch Silvio Staiano

Smisurata è stata la soddisfazione di Silvio Staiano, titolare del marchio Capri Watch, che finalmente ottiene giustizia: "sono lieto che i Giudici amministrativi abbiano duramente sanzionato la condotta dei responsabili del Comune di Capri visto che il "parallelo" processo penale, per mera fortuna degli indagati, non aveva accertato le gravissime responsabilità che erano, sin dal principio, sotto gli occhi di tutti poiché documentate da formale denuncia con prove, foto e video, schiaccianti. Ritengo che questa sentenza diventi la pietra tombale da riporre, per sempre, sulla precedente amministrazione comunale targata Giovanni De Martino e Roberto Bozzaotre che in maniera inurbana, nella qualità di sindaco e vice sindaco di Capri, si espressero con toni indegni ed inadeguati alle cariche che ricoprivano all'epoca quando anziché scusarsi per la violenza, l'ingiustizia e l'arroganza poste in campo, usarono verso la mia persona frasi offensive ed oltraggiose, con l'intento di diffamarne la reputazione, mentre, al contrario difesero a spada tratta il dirigente dell'Ufficio Tecnico, Stroscio Massimo, poi successivamente arrestato dai carabinieri, condannato ad oltre 3 anni di reclusione, nonché travolto da numerosissime inchieste giudiziarie, fino ad essere recentemente addirittura licenziato dal Comune di Capri (quando in carica è arrivata la presieduto dalla nuova amministrazione).

Ancora oggi grida vendetta "l'attentato" amministrativo posto in essere nei confronti della nostra azienda proprio durante un momento di grande debolezza che mi vedeva al capezzale di mia sorella Rossella in coma, con la pretesa (vergognosa!) che io adempissi all'ordinanza di rimozione (illegittima!), oggi annullata, proprio 2 giorni dopo la sua morte ed addirittura prima che venisse celebrato il funerale. Per questo non mi fermerò qui, anzi procederò finché non verranno puniti coloro che si sono macchiati (sindaco, vice sindaco e compagnia) di avere scritto, da protagonisti o in complicità, la pagina più nera della storia della Pubblica Amministrazione di Capri dal dopoguerra ad oggi".