Nel giugno del 2017 in un capannone di Castellammare di Stabia di un noto imprenditore era scoppiato un incendio.
I vigili del fuoco furono impegnati per ore nelle operazioni di spegnimento e da lì iniziarono le indagini su un giro di affari sul traffico di rifiuti che hanno portato oggi il gip del Tribunale di Napoli a disporre il carcere per Filippo Nocerino.
Nocerino, 51 anni a settembre, si era viene indicato dagli inquirenti come il capo della banda di trafficanti di rifiuti. L’uomo è stato l'ultimo degli indagati nell'inchiesta della Guardia di Finanza di Torre Annunziata e della DDA di Napoli ad essere catturato dai finanzieri.
Per il restanti componenti la banda (11 sono stati messi ai domiciliari e per altri 6 è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) sono stati disposti invece gli arresti domiciliari.
Una misura cautelare, nei confronti di un 79 enne pluripregiudicato, non è stata notificata in quanto l'indagato - anche lui ritenuto tra i promotori della banda - è deceduto lo scorso 21 aprile.
Le oltre 12 mila tonnellate di rifiuti speciali erano state stoccate illecitamente, anche con il contributo grazie di alcuni autotrasportatori, in enormi capannoni che si trovano nei comuni di Napoli, Melito di Napoli, Boscotrecase, Terzigno, Pompei e Castellammare di Stabia, presi in affitto da ignari proprietari che talvolta la banda nesspure pagava l'affitto, i quali una volta completamente riempiti, venivano abbandonati.
“Evidenti sono - viene sottolineato dagli investigatori - i pericoli ambientali insiti nel traffico se solo si pensa alle conseguenze di un incendio”. Sono in corso perquisizioni nei confronti degli indagati e sequestri di altri depositi usati per accatastare e lasciare in stato di totale abbandono i rifiuti speciali creando delle vere e proprie bombe ecologiche.