Emergono dettagli inquietanti sulla morte di Nicholas Di Martino, il 17enne accoltellato la notte di lunedì scorso a a Gragnano. Il ragazzo in passato avrebbe subito minacce di morte da uno dei due giovani sottoposti a fermo per l’accoltellamento.
Secondo quanto emerge dalle indagini della Polizia di Stato di Castellammare di Stabia, coordinate dal pm antimafia Giuseppe Cimmarotta, lo scontro conclusosi con la morte del 17enne e con il ferimento del cugino 30enne Carlo Langellotti sarebbe riconducibile a dissidi sorti nella spartizione degli affari illeciti, verosimilmente droga ed estorsioni, in quella zona, ritenuta sotto il predominio criminale del clan Di Martino.
Al vaglio della Polizia Scientifica ci sarebbero una serie di frame, ricavati dai sistemi di videosorveglianza presenti nel luogo dove è avvenuta l'aggressione, nei quali sono stati immortalati alcuni momenti del raid, scattato dopo la festa di compleanno del fratello di Nicholas, celebrata in un bar di Castellammare.
Non si esclude che Ciro Di Lauro, 21 anni e Maurizio Apicella, 20 anni, i due ragazzi sottoposti ieri a fermo di pm, possano essere due giovani leve del clan Di Martino, sodalizio criminale che fa capo al boss Leonardo Di Martino e ai suoi figli: Antonio, latitante dal 5 dicembre 2018, è sfuggito all'operazione "Olimpo Uno", Michele, detenuto per estorsione aggravata dal metodo mafioso e Fabio, ai domiciliari per reati di droga.
Nicholas, invece, non aveva precedenti penali, è nipote di un elemento di spicco della camorra locale, Nicola Carfora, detto "'o fuoco", detenuto, fedelissimo del boss Mario Umberto Imparato. Carfora risulta tra coloro che hanno partecipato alla cosiddetta Strage delle Terme stabiane, avvenuta il 21 aprile 1989, nella quale venne ucciso Vincenzo D'Alessandro, fratello del boss Michele, insieme con alcuni uomini della sua scorta.
Anche la mamma di Nicholas, Maria Carfora, sottoposta a misura cautelare per atti persecutori e stalking, non sarebbe estranea al mondo delinquenziale della zona.