Donne, ma quale Festa? «Siamo già state deportate...»

Via la Panda da Pomigliano. La protesta di mogli dei lavoratori e operaie

In 500 già trasferiti a Cassino. Altri 250 a Nola. In bilico il futuro dei 2500 a Pomigliano. La protesta nella sede Slai Cobas con il segretario nazionale Malavenda

Pomigliano d'Arco.  

 

 

di Simonetta Ieppariello

Via la Panda da Pomigliano d’Arco, scatta la protesta del comitato mogli degli operai. Lavoratori e operaie oggi hanno incrociato le braccia in occasione dell’arrivo del segretario nazionale Slai Cobas Mara Malavenda. Le parole dell’Ad preoccupano le famiglie. «Ci hanno già deportati in 500 a Cassino. Ora vogliono delocalizzare anche la produzione Panda. Siamo davvero esasperati - commentano -». Sergio Marchionne, commentando il passaggio di Opel dagli americani ai francesi e delle possibili sinergie fra la casa di Russelsheim e Psa, torna a parlare del network industriale di Fca in Europa. 

«I piani di ristrutturazione aziendale arrivano nell’ordine di due. Ogni anno. Ma il futuro di Pomigliano d’Arco si fa sempre più nebuloso e oscuro - commenta Mara Malavenda nel corso dell’assemblea di Pomigliano nella sede Slai Cobas -».

Il top manager ha per la prima volta spiegato che la Fiat Panda, per la seconda volta nella sua vita, emigrerà lasciando lo stabilimento di Pomigliano a modelli di più elevato valore e fatturato. 

Un annuncio che è bastato per scatenare numerose reazioni e anche qualche polemica fra i sindacati. Le sigle che hanno appoggiato il piano di rilancio hanno accolto con favore il nuovo cambiamento; gli altri l'hanno visto come un disimpegno verso il nostro paese chiedendo garanzie. Proprio come i Cobas che stamane si sono riuniti. 

Sullo sfondo le storie di operai storici e giovani, dei loro familiari, dei figli che si disperano per una realtà ormai in affanno da troppo tempo.

Più che un rischio per alcuni il trasferimento potrebbe rappresentare un'opportunità poiché Melfi, Grugliasco e Cassino profondamente ristrutturate viaggiano verso la piena capacità con grandi soddisfazioni dal punto di vista della qualità. 

«Siamo noi i deportati che prima su un pulmino ora senza viaggiamo ogni giorno per poche ore di lavoro - commentano alcune lavoratrici -».

Marchionne ha spiegato che non emigrerà certo l'attuale modello che va ancora bene, ma il suo diretto successore atteso per il 2019-2020. La sua destinazione? Potrebbe essere Tychy in Polonia. Ma dall’ad non c’è stata alcuna ufficialità. 

«Chiediamo a Marchionne di conoscere il piano industriale e garanzie occupazionali e di riconversione dell'attività produttiva per lo stabilimento di Pomigliano - precisa e tuona Maravenda -. Servono certezze. La vita in fabbrica a Pomigliano e anche a Nola è diventata un inferno.