Video hot, per l'ex di Tiziana chiesto il giudizio immediato

Secondo gli inquirenti Tiziana Cantone non sarebbe stata “coartata” per farsi riprendere

Le ipotesi di reato sono di calunnia e falsa denuncia. Reati ipotizzati in concorso con la Cantone che si riferiscono in particolare alle accuse rivelatesi infondate nei confronti di cinque persone e la falsa denuncia di smarrimento dell’iPhone

Mugnano di Napoli.  

 

di Simonetta Ieppariello

 

La procura di Napoli ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di Sergio Di Palo, il fidanzato di Tiziana Cantone, la 31enne che si tolse la vita in seguito alla diffusione di alcuni suoi video privati. Le ipotesi di reato sono di calunnia e falsa denuncia. Reati ipotizzati in particolare rispetto alle accuse rivelatesi infondate nei confronti di cinque persone che erano state indicate dagli stessi fidanzati come responsabili della diffusione in rete dei video e la falsa denuncia di smarrimento dell’iPhone.

Tiziana si è tolta la vita lo scorso 13 settembre dopo essere finita nel tritacarne della gogna mediatica. Quei video privati erano diventati virali all’inverosimile. 

Sarà il gip, nelle prossime settimane, a decidere se accogliere o respingere la richiesta del pm. Un altro gip intanto deve pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione del reato di diffamazione per i cinque avanzata da Milita nei mesi scorsi. Intanto anche la Procura di Napoli Nord, che indaga per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio, si appresta a chiudere questa fase.

La svolta è arrivata tre settimana fa quando i carabinieri della sezione cyber-crime del Comando Provinciale di Napoli sono riusciti a sbloccare l’iPhone della ragazza e a estrapolare alcuni file audio risalenti alle ore precedenti alla morte di Tiziana. Intanto il 23 febbraio scorso il Garante per la Privacy ha avviato una istruttoria per chiedere ai principali motori di ricerca (Google e Yahoo) di giustificare le ragioni per le quali sugli stessi risultino ancora indicizzate pagine sulle quali sono pubblicate immagini e/o video pornografici associati al nome della ragazza. A far partire le verifiche dell’Authority per la protezione dei dati personali il reclamo presentato il 16 dicembre scorso da Teresa Giglio, madre di Tiziana.