Decine di studenti si sono radunati oggi alle 12.00 alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II, in via Porta di Massa, per protestare contro il Ddl Sicurezza 1660, in attesa di approvazione al Senato. L’iniziativa rientra nella mobilitazione nazionale "A pieno regime - No DDL Sicurezza", che chiama a raccolta associazioni e cittadini in queste due giornate di protesta.
"È il momento di scendere in campo anche nelle università - avvertono gli attivisti - Il disegno di legge, ribattezzato "DDL Paura", permetterebbe ai servizi segreti di accedere senza preavviso ai dati personali di studenti, ricercatori e dottorandi, scavalcando le istituzioni accademiche. "Un provvedimento liberticida", lo definiscono, in un clima già segnato dalle rivelazioni sulle spiature ai danni di attivisti per i diritti umani.
"Rischiamo un'Italia alla Orban"
Il testo, da mesi al centro di polemiche, ha unito realtà diverse: dai centri sociali ad Amnesty International, passando per gli attivisti di Mediterranea e personalità come Luigi Manconi e Ilaria Salis. Tutti concordano: la legge rappresenta "una pericolosa deriva autoritaria", paragonata alle politiche del premier ungherese Viktor Orbán.
"In un Paese dove si ammette di aver spiato cittadini innocenti, questa norma trasforma l'università in un terreno di caccia", accusano i manifestanti. Il timore è che, sotto il pretesto della sicurezza, si normalizzi il controllo indiscriminato, minando la libertà accademica e la privacy.
Protesta senza confini
La mobilitazione napoletana non è isolata: in tutta Italia, collettivi e organizzazioni stanno rispondendo all’appello. Il 16 aprile, giorno del voto al Senato, è atteso un nuovo sciopero studentesco, mentre cresce la pressione sul governo per ritirare o modificare il provvedimento.
Intanto, alla Federico II nella facoltà di Lettere e Filosofia slogan e striscioni, con un messaggio chiaro: "Se oggi cediamo sull'università, domani sarà troppo tardi". La sfida, ora, è mantenere alta l’attenzione mentre il Ddl corre verso l’Aula. Mentre il governo difende la legge come necessaria per la "sicurezza nazionale", gli studenti promettono battaglia.