"Non sapevo della maledizione.Non sapevo che non avrei dovuto prendere delle pietre. Nel giro di un anno mi sono accorta del cancro. Sono giovane e in salute e i medici dicono che è solo 'sfortuna'. Per favore accetta le mie scuse e questi pezzi. Mi dispiace".
Sono le parole della lettera scritta da una giovane turista straniera, che si è ammalata e, in via anonima, ha spedito al direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, dei piccoli reperti di pomice che aveva trafugato, chiedendo scusa e sperando, così, di guarire.
Quando le hanno comunicato che si era ammalata di cancro ha subito pensato che questa circostanza potesse in qualche modo essere collegata alla «maledizione
della Pompei antica». Tempo prima la giovane straniera, in visita nella città degli Scavi, aveva rubato alcune pietre pomici - come purtroppo spesso fanno ituristi e a quel punto ha creduto che il suo gesto le avesse portato sfortuna.
Così ha deciso di liberarsene, rispendendole indietro, e probabilmente sperando che questo potesse aiutarla nella guarigione. Le ha ricevute il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, che ha pubblicato su X la foto dei piccoli reperti trafugati e la lettera della turista “pentita”, scritta in inglese, con un "mi dispiace" in italiano.
Zuchtriegel, con il post, le ha risposto, sempre in inglese:
«Cara anonima mittente di questa lettera...le pietre di pomice sono arrivate a Pompei...Ora buona fortuna per il tuo futuro». Per poi concludere con un «in bocca al lupo» scritto in italiano.
Nel 2020 fu una giovane turista canadese, Nicole, a restituire alcuni reperti trafugati, tra i quali alcune tessere di mosaico, raccontando di averli portati via come souvenir
per possedere un pezzo di storia «che nessuno poteva avere», ma di aver poi pensato di essere stata investitadalla leggendaria «maledizione» quando, successivamente,
si era ammalata di cancro per ben due volte. Anche in quel caso la restituzione fu accompagnata da muna lettera di scuse e “pentimento”.
«Abbiamo risposto alla signora che ci ha scritto perché la sua lettera è molto toccante ma lo ricordo: trafugare beni nei siti archeologici è un reato e noi dobbiamo denunciare tutto alle autorità», commenta il direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel