Ricominciano le proteste e le manifestazioni dei lavoratori della Whirlpool di via Argine. Stamattina gli operai sono partiti in corteo dopo essersi incatenati l’un l’altro.
La fase post-covid riparte allo stabilimento della Whirlpool di via Argine, dalle catene e dalla rinnovata voglia di tuti gli operai di continuare in questa vertenza che ha dimensioni che superano il locale, che superano via Argine, Napoli, la Campania. In ballo c’è una sfida che è globale in un conflitto ma mai sopito e oggi rinnovato tra capitale e lavoro. In un’epoca in cui il capitale scappa ovunque per cercare costi sempre più bassi e profitti più alti, mentre i lavoratori vedono le loro vite, i loro territori, le loro comunità diventare sempre più precarie.
Gli operai sono partiti in corteo dalla fabbrica prima però si sono legati con le catene e cantano quegli slogan che ormai sono diventati nazionali.
“Oggi sfiliamo con le catene - ci ha detto Vincenzo Accurso della UILM - perché queste catene rappresentano l’immobilismo che il governo piazza su noi lavoratori del Sud e dell’Italia. Abbiamo bisogno di tornare nelle fabbriche a produrre per aiutare il Paese ad uscire da questa grande crisi. Ed è necessario che i tavoli vengano aperti il prima possibile perché non permettere di lavorare vuol dire arenare questo Paese. Oggi lo dimostriamo con forza tutti insieme uniti”.
Intanto mentre il sole batte e si preannuncia, prima di un autunno caldo, un’estate caldissima di lotte e di proteste. Le parole tra gli operai fanno capire cosa ci sia davvero in gioco. Ormai la lotta dei lavoratori della Whirlpool di via Argine rappresenta un vero e proprio argine nazionale ed europeo delle battaglie dei lavoratori. In questa vertenza si intrecciano i valori del lavoro come presidio di legalità e di inclusione, ai valori di un lavoro che deve riscoprirsi fondamento di umanità anche in questa modernità tanto decantata dei nostri tempi.
“Nello scenario attuale - ci ha detto Giovvanni Fusco della FIOM - la nostra vertenza non rappresenta solo i lavoratori della Whirlpool o di questo gruppo, ma si interroga su quale via industriale vuole prendere questo Paese. Noi chiediamo urgentemente un tavolo sul quale venga messo, da una parte il peso del governo e delle parti sociali che appoggiano la nostra vertenza per contrastare questa multinazionale. In un momento in cui il mercato dell’elettrodomestico sta avendo una forte crescita, la Whirlpool ritiene che Napoli sia comunque uno stabilimento da chiudere. Rivendichiamo la nostra storia di 70 anni, nei quali siamo stati sempre uno stabilimento produttivo. Vogliamo offrire lavoro oggi ma anche domani a questo territorio che ha tante difficolta”.
Da oggi ricomincia la lotta degli operai di via Argine, interrotta per rispettare le norme anti-contagio. Si apre dunque un'estate caldissima e non solo a Napoli, e sarà dura che questa forza che chiede giustizia e dignità si spenga nell’indifferenza collettiva perché lo ripetono da ormai più di un anno gli operai nelle piazze e nelle strade “la gente come noi non molla mai”.