Ercolano: Barbieri e parrucchieri in protesta

Dopo un mese di chiusura consegnano le chiavi dei saloni al Sindaco

ercolano barbieri e parrucchieri in protesta
Ercolano.  

Il Sindaco di Ercolano, Ciro Bonajuto, ha raccolto la protesta dei titolari dei saloni di parrucchieri e barbieri della sua città in crisi per il lockdown.

Il primo cittadino su Facebook ha scritto un lungo post.

“Questa mattina - scrive Bonajuto- i titolari dei saloni di parrucchieri e barbieri di Ercolano mi hanno consegnato le chiavi delle loro attività. Io sono dalla loro parte: dopo oltre due mesi di chiusura, imporre a queste attività di riprendere a lavorare tra più di un mese è ingiusto e insostenibile per delle imprese spesso monofamiliari che hanno nei loro negozi l’unica fonte di reddito. Sono pronto a rappresentarli in ogni sede per chiedere che almeno in Campania, dove si registra un numero di contagi nettamente inferiori ad altre regioni d’Italia, vengano riviste modalità e tempistiche per la riapertura di queste attività. Si possono e si devono considerare tutte le possibilità per consentire ai saloni di riaprire, seppur rispettando rigide misure di sicurezza tese al contenimento del contagio. Ne va dell’economia di tante famiglie, della tutela della legge e della salute dei cittadini. Già, perché a fronte di attività legali chiuse per un altro mese, in tutta la regione prosegue il lavoro di centinaia di abusivi che, nonostante l’opera di contrasto delle Forze dell’Ordine, continuano a girare per le case creando un danno all’economia legale e, soprattutto, un enorme rischio di carattere sanitario. Scriverò a Governo e Regione per chiedere che vengano messe in campo le misure per consentire la riapertura in tutta la regione di queste attività per la cura della persona con tutte le prescrizioni richieste dalla situazione sanitaria. A Ercolano e in tutta la Campania, in primis grazie alla collaborazione dei cittadini e al sacrificio di migliaia di imprese, si è riusciti ad arginare il contagio: un altro mese di chiusura totale significherebbe la definitiva cessazione per il 90% delle piccole attività”