Addio a un'altra leggenda del calcio. Poco più di un anno dopo Pelé e a tre giorni da Mario Zagallo, Franz Beckenbauer, come loro, diventato campione del mondo sia come calciatore sia come tecnico, è morto a Monaco di Baviera all'età di 78 anni.
Per gli italiani, è rimasto impresso come l'avversario con il braccio al collo durante la partita all'Azteca nel Messico del '70; per tutti, era conosciuto come 'Kaiser' Franz, l'imperatore del calcio, incarnazione dell'eleganza applicata al pallone e prototipo del difensore moderno. La sua eredità nel mondo del calcio è eterna, tanto che la FIFA lo ha inserito tra i migliori dieci giocatori del ventesimo secolo.
Il palmares di Beckenbauer parla da sé: 3 Coppe dei Campioni, Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe, campionati e Coppe di Germania con la maglia del Bayern, titolo mondiale nel 1974 e titolo europeo due anni prima con la Nazionale tedesca, Pallone d'Oro come miglior calciatore europeo in due occasioni (1972 e 1976), campione del mondo nel 1990 anche come allenatore della nazionale tedesca. Da giocatore, ha accumulato 103 presenze, di cui le ultime 59 consecutive. La sua maestria era evidente nel palleggio, nella perfetta coordinazione e nei lanci precisi per trovare compagni svincolati.
Nato come mediano, Beckenbauer si trasformò in libero, diventando un giocatore moderno in un calcio che stava evolvendo. La sua eleganza sul campo lo distingueva, tanto che molti sostenevano che avesse reinventato il ruolo. Le epiche sfide con Johan Crujyff, le tre Coppe dei Campioni tra Bayern e Ajax negli anni '70, e la finale mondiale del 1974 tra Germania e Olanda sono momenti indimenticabili della sua carriera.
L'immagine epica di Beckenbauer con il braccio al collo durante la semifinale persa contro l'Italia ai Mondiali del 1970 è incancellabile. Aveva dimostrato la sua grandezza già nel 1966 in Inghilterra, a soli 20 anni, durante il torneo iridato, diventando uno dei leader della squadra tedesca. Ogni sua azione era un mix di perfezione tecnica.
Beckenbauer iniziò a giocare a calcio per strada, con una palla fatta di stracci, nella Germania postbellica. Dopo un provino a 13 anni, fu preso dal Bayern, scegliendo di ignorare il Monaco 1860, il principale rivale della squadra bavarese. Anche quando divenne un'icona del Bayern, mantenne il suo spirito competitivo nei confronti dei "cugini" del 1860.
Oltre alla sua carriera calcistica, Beckenbauer divenne una figura pubblica, protagonista di spot pubblicitari, contribuendo a rendere il calcio più popolare anche negli Stati Uniti, giocando per i New York Cosmos insieme a Pelé dal 1977 al 1980.
Il Kaiser concluse la sua carriera in Germania con l'Amburgo e successivamente intraprese la carriera di allenatore, guidando la nazionale tedesca alla finale dei Mondiali del 1986 e vincendo il titolo nel 1990. Dopo aver lasciato la panchina nel 1993, tornò al Bayern come vicepresidente, diventandone poi allenatore nel 1994 e presidente nel 1994, realizzando un altro sogno. Quest'ultimo atto segnò la sua definitiva ascensione nell'Olimpo del calcio, insieme a Pelé, Maradona e Zagallo.