La guerra in Ucraina è al sessantottesimo giorno e non sembra dare ancora segnali per una pace definitiva e duratura. Ieri, però, una buona notizia: l'incubo di diversi civili rifugiati nell'acciaieria Azovstal di Mariupol è finito. Con il coordinamento di Onu e Croce Rossa, dall'acciaieria Azovstal di Mariupol sono stati messi in salvo circa cento civili che si rifugiavano nello stabilimento al centro della battaglia delle ultime settimane. "Siamo finalmente riusciti ad avviare l'evacuazione delle persone dall'Azovstal", ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un video. L'evacuazione delle persone dalla città riprende oggi, come annunciato anche dal Consiglio comunale di Mariupol.
Un corridoio fondamentale per una città da settimane ormai allo stremo. Anche Zelensky, che ieri ha ricevuto a Kiev la speaker della Camera dei rappresentanti Usa Nancy Pelosi e una delegazione del Congresso statunitense, ha auspicato che per oggi "siano soddisfatte tutte le condizioni necessarie per continuare l'evacuazione delle persone da Mariupol". Nel frattempo, però, il conflitto sul campo prosegue e nelle ultime ore due esplosioni sono state avvertite anche nella regione russa di Belgorod. Lo ha riferito Kyiv Independent citando il governatore della regione, Vyacheslav Gladkov, secondo cui non ci sarebbero vittime. Intanto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, "bacchetta" l'Italia. In un'intervista su Rete4 ha sottolineato come sia "in prima fila" tra coloro che adottano le sanzioni contro la Russia. "Alcune dichiarazioni di politici italiani e della stampa italiana - ha aggiunto - sono andate oltre le buone norme diplomatiche e quelle dell'etica giornalistica". (Italpress)