Covid: banche chiedono nuove regole alla Ue

Gianni Lepre: "L'economia tricolore appesa al filo degli spiccioli comunitari"

covid banche chiedono nuove regole alla ue

L'intervento

'Mala tempora currunt' dicevano i Latini , sintetizzando un periodo storico di guerre, carestie e privazioni; e mai locuzione è stata più azzeccata  per descrivere questo ventesimo anno del terzo millennio che stiamo vivendo, anzi, convivendo insieme al Covid-19. Al di là della pandemia sanitaria, è quella economica a preoccupare l'Europa ma non solo. A fronte di un lockdown produttivo e commerciale tra prima e seconda fase, le esigue misure governative messe in campo per contrastare il default economico restano insufficienti a garantire almeno un orizzonte di speranza.

Ma se questo non bastasse, anche le banche hanno cominciato a lanciare segnali di resa, nonostante il fatto che gran parte delle dotazioni economiche delle misure governative siano state indirizzate proprio agli istituti di credito per la gestione e la cessione del credito derivante. L'allarme parte da una intervista al presidente dell'Abi  Antonio Patuelli che senza giri di parola ha affondato le migliori intenzioni dicendo: "Nuove regole dal Ue o non salviamo l'economia". Il rischio molto attuale paventato dal numero 1 di Abi riguarda il fatto che senza modifiche degli accordi da parte dell'Unione Europea, rischiano di essere dichiarate insolventi anche imprese con un debito di soli 500 euro.

Nella discussione è entrato anche Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 ed esperto di PMI: " Stiamo pagando lo scotto di attendere la manna dal cielo - ha esordito Lepre - manna che oggi prende la denominazione di Recovery Fund, o di Mes, in fin dei conti spiccioli per come è complicata la situazione. Soldi nostri per i quali ci indebiteremo più di quanto non lo siamo già, garantendo la precarietà dell'economia per almeno un altro paio di generazioni". Dalla loro parte - ha continuato Lepre - le banche spingono affinché cambino le politiche economiche del continente europeo in modo tale da avere introiti sicuri a fronte dell'elemosina elargita per far sopravvivere le imprese.

E' tutta una farsa, una sceneggiata molto poco commovente che prima ci ha fatto credere in una economia di guerra, e poi ha sostituito la parola 'guerra' con 'selezione naturale': il più debole affonda e quello che sopravvive continuerà a garantire una produttività che io definisco deteriorata, un po come certi crediti". Il prof. Lepre ha poi concluso: "Per le banche è solo una questione di pancia: mantienila piena e tutto andrà a perfezione. Per le nostre aziende il discorso cambia: Senza poter produrre e di conseguenza generare mercato e fatturato, sono delle zavorre, dei vagoni fermi in assenza della motrice".

Lepre ha poi concluso: "In questo frangente storico, la motrice è lo Stato a cui il Popolo sovrano ha deputato anche il compito di traghettare fuori dalle sabbie mobili della pandemia il Paese. Ma la domanda che io mi pongo tutti i giorni è: ma qualcuno ha contezza di tutto questo?