Armi, istigazione al razzismo e terrorismo: smantellata la rete neonazista

il caso della ‘Divisione Nuova Alba’: dodici persone nel registro degli indagati

armi istigazione al razzismo e terrorismo smantellata la rete neonazista

Perquisizioni della Digos in sedi e diversi appartamenti

Il blitz, ordinato dal Gip di Bologna, ha portato all’arresto di 12 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 25, di età compresa tra i 19 e i 76 anni. Alcuni di loro erano già stati sottoposti a perquisizione nel maggio 2023 dalle Digos di Bologna e Napoli, segno di un’attività investigativa che monitorava da tempo l’evolversi del gruppo. La retata è avvenuta con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, evidenziando l’urgenza di prevenire eventuali azioni violente e sovversive.

È l'ennesimo tentativo di sovvertimento radicale, questa volta messo in atto dal gruppo estremista noto come ‘Werwolf Division’, poi ribattezzato ‘Divisione Nuova Alba’. L’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antiterrorismo di Bologna e Napoli, ha smascherato l’esistenza di un’organizzazione pericolosa, guidata da ideali neonazisti e suprematisti, con l’obiettivo dichiarato di demolire l’attuale ordinamento democratico per instaurare un regime autoritario fondato sulla ‘razza ariana’.

L’ideologia e i piani

Il progetto del gruppo si fondava su una visione distorta e delirante della realtà: l’accelerazionismo, una dottrina che sostiene l’utilità di azioni estreme per accelerare il collasso della società attuale, era la bussola che guidava i membri. La negazione della Shoah e l’apologia del nazismo rappresentavano il fulcro della loro ideologia, un cocktail pericoloso di odio, revisionismo storico e propaganda suprematista. Il fine ultimo era il sovvertimento dello Stato democratico, da sostituire con uno Stato etico e autoritario, modellato su criteri di “purezza razziale” e ispirato ai peggiori orrori del passato.

Tra i piani ipotizzati dal gruppo, emergono inquietanti dettagli: erano state contemplate azioni violente contro alte cariche istituzionali, considerate ostacoli al loro disegno di "nuova alba". Messaggi intercettati e materiali sequestrati hanno svelato l’esistenza di progetti operativi che, se portati a termine, avrebbero avuto conseguenze devastanti per la stabilità del Paese.

Il ruolo della rete

La ‘Divisione Nuova Alba’ si era radicata nel mondo virtuale, sfruttando canali online per reclutare adepti, diffondere propaganda e pianificare le proprie attività. La rete, spesso terreno fertile per le ideologie estremiste, ha giocato un ruolo cruciale nel consolidamento del gruppo. Chat criptate, forum privati e piattaforme social erano i mezzi prediletti per mantenere un velo di anonimato e, al contempo, raggiungere nuovi potenziali membri.

Il pericolo latente dell’estremismo

Il caso della ‘Divisione Nuova Alba’ evidenzia ancora una volta quanto l’estremismo di matrice neonazista e suprematista continui a rappresentare una minaccia reale e tangibile, anche in società moderne e pluraliste come quella italiana. L’operazione delle forze dell’ordine ha sventato un progetto che avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche, ma solleva interrogativi profondi sul perché queste ideologie trovino ancora terreno fertile, soprattutto tra giovani facilmente influenzabili. 

La vicenda deve servire da monito: il passato, se non ricordato e affrontato con consapevolezza, rischia di ripetersi. La società deve impegnarsi non solo a reprimere con fermezza queste derive pericolose, ma anche a promuovere una cultura della memoria, della tolleranza e dell’inclusione. Solo così si potrà impedire che un’ombra come quella della ‘Divisione Nuova Alba’ torni a oscurare il futuro.