Lunedì prossimo, la Camera dei Deputati italiana esaminerà due mozioni riguardanti il "Piano di riarmo europeo" e le iniziative di supporto all'Ucraina, in risposta al prolungato conflitto con la Russia. Il ramod el parlamento sarà chiamato ad esprimersi su due possibili documenti.
Prima mozione (Movimento Cinque Stelle)
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Contraria al piano di riarmo europeo ("ReArm Europe/Readiness 2030").
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Il piano prevede investimenti per 800 miliardi di euro nel settore della difesa entro il 2030, privilegiando l'acquisto di armi, missili, droni, sistemi anti-drone e tecnologie militari.
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Critica duramente la possibilità di aumentare la spesa militare nazionale scorporandola dai vincoli del Patto di stabilità, con rischi di aumento del debito pubblico e riduzione di risorse per welfare, sanità e istruzione.
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Sottolinea il contrasto tra il riarmo europeo e i valori fondanti dell'UE (pace, democrazia e uguaglianza).
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Impegna il Governo:
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a non sostenere il piano di riarmo europeo;
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a promuovere invece investimenti in sanità, occupazione, transizione ecologica e digitale;
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a mantenere costantemente aggiornati gli organi parlamentari sui temi della difesa.
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Seconda mozione (Richetti, Azione-Italia Viva e altri)
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Favorevole a un forte impegno per sostenere militarmente l'Ucraina e aumentare la spesa nazionale per la difesa.
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L'Italia finora ha speso mediamente 0,15% del PIL annuo per sostenere militarmente e finanziariamente l'Ucraina, e si chiede di proseguire almeno a questi livelli.
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Evidenzia il ridimensionamento dei recenti aiuti europei per l'Ucraina (da 40 a 5 miliardi di euro), in un contesto di progressivo disimpegno degli Stati Uniti.
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Ricorda che l'Italia non ha ancora raggiunto il target Nato del 2% del PIL destinato alla difesa e chiede che si arrivi a tale soglia entro il 2025 (anticipando di tre anni il precedente impegno del Governo italiano per il 2028).
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Impegna il Governo:
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a mantenere aiuti militari all'Ucraina per almeno 0,15% del PIL;
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a cooperare con gli altri Paesi europei per inviare tempestivamente armamenti a Kyiv;
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a portare le spese militari nazionali al 2% del PIL entro il 2025, eventualmente ricorrendo alla clausola di salvaguardia europea per facilitare l’indebitamento;
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a partecipare attivamente al nuovo sistema europeo integrato di difesa, incrementando la collaborazione militare e industriale, anche con il Regno Unito.
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Impatto economico del conflitto
Dal febbraio 2022, l'invasione russa ha causato gravi conseguenze economiche. L'Ucraina ha ricevuto circa 267 miliardi di euro in aiuti internazionali, suddivisi in 130 miliardi per assistenza militare, 118 miliardi in supporto finanziario e 19 miliardi per aiuti umanitari. La Russia, secondo alcune stime, ha destinato il 41% del proprio bilancio nazionale alla difesa, con una spesa giornaliera di quasi un miliardo di dollari. La ricostruzione dell'Ucraina è stimata in 524 miliardi di dollari per il prossimo decennio, secondo un rapporto congiunto del governo ucraino, Banca Mondiale, Commissione Europea e Nazioni Unite.
Perdite umane nel conflitto
Le perdite umane sono state significative. Stime non ufficiali indicano che, a dicembre 2024, circa 70.000 soldati ucraini sono stati uccisi e 35.000 risultano dispersi. Per quanto riguarda la Russia, fonti ucraine stimano perdite superiori a 696.000 uomini al 1° novembre 2024. Le Nazioni Unite riportano circa 16.000 civili uccisi, inclusi 650 bambini, ma il numero reale potrebbe essere significativamente più alto a causa delle difficoltà nel documentare le vittime in alcune aree.