di Vittoria Marcucci*
Ricordate il Pastafarianesimo, la religione i cui adepti si considerano pirati e venerano il Prodigioso Spaghetto Volante, cioè un piatto di spaghetti con le polpette?
La nostra curiosità riguardo questa religione cresce sempre di più, e per questo abbiamo deciso di contattare per la seconda volta la grandiosa Pappessa della Chiesa Pastafariana Italiana, Emenuela Marmo, o, se preferite, Scialatiella Piccante, per chiederle come i pastafariani vivono questi giorni di festa.
«Come è naturale - afferma Emanuela - anche il Pastafarianesimo, non diversamente da altre religioni, si fonde con gli usi locali. Molte tradizioni popolari, riavvolgendo il nastro, in realtà ci riportano alle origini del Pastafarianesimo. Ma poiché per molti secoli è rimasto nascosto - infatti è stato rivelato solo nel 2005 da Bobby Henderson, come protesta contro la decisione del consiglio per l’istruzione del Kansas di insegnare il creazionismo nei corsi di biologia, oltre all’evoluzionismo - le tradizioni religiose alternative hanno avuto modo di affermare le proprie versioni.»
Emanuela comincia con lo spiegarci come i pastafariani vivono l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Colazione, giorno in cui, quest’anno, la nostra Emanuela è stata nominata Pappessa:
“L'8 dicembre durante l'Immacolata Colazione noi celebriamo i valori familiari.
L'atto di concepimento della famiglia pastafariana non è puro e non è sporco, ma sancito dall'amore reciproco e dalla forza di volontà, senza dare alcuna importanza al numero dei suoi componenti o al loro orientamento sessuale.
In questa giornata così importante la famiglia pastafariana si prepara a vivere giorni di festa in cui la condivisione di cibo ricorda che l'amore è cura e nutrimento dei sentimenti. I genitori pastafariani usano fare doni, ma in realtà il 25 accade un significativo birracolo!
Capitan Navale porta nelle case dei pirati feriti, nei luoghi dove essi sono dispersi o abbandonati, nei posti di lavoro dei pirati impegnati in difficili ormeggi e arrembaggi, mezzi di conforto.
Il Navale, infatti, è un'occasione nella quale ricordiamo che la realtà è oggetto di compiti, imprese, responsabilità, che spesso comportano perdite e sacrifici. Capitan Navale si occupa di dare ristoro e forze ai pirati grazie ai quali il mondo sarà effettivamente migliore.”
La Pappessa passa poi a spiegarci il Capodanno pastafariano, spiegandoci che non coincide perfettamente con quello cattolico, anche se i pastafariani festeggiano ugualmente il 31 dicembre come passaggio da un anno ad un altro: «Non perderemmo ma occasioni per brindare, tanto più in tali ricorrenze in cui si gioca a carte», spiega Emanuela.
«Il nostro Capodanno si festeggia il giorno in cui il nostro primo Pappa Al Zarkawi I ha lasciato il nostro mondo per raggiungere il Vulcano di Birra - il Paradiso pastafariano -. I festeggiamenti si svolgono a gennaio e spesso sono accompagnati da una cena mondiale: pannocchie di varie regioni e città organizzano cene per i loro pirati. Le cene sono riprese in diretta e collegate via internet. A turno le autorità della Chiesa Pastafariana si collegano e quindi le pannocchie possono ascoltare in diretta i messaggi degli altri confrittelli.”
Francesco Bonami nel suo libro “Lo potevo fare anch’io”, afferma: «Il disegno intelligente, Dio, l’uomo, la creazione e l’evoluzione sono in fondo la stessa cosa e la vita, chiunque l’abbia inventata o da qualunque parte sia venuta, merita di essere provata, sperimentata e goduta». I pastafariani la vita la provano, la sperimentano e la godono.
«Non festeggiamo l’Epifania - conclude Emanuela -, anche se… festeggeremo comunque! Per gioia di vivere!»
Ecco il simpaticissimo racconto di come Capitan Navale riesce a portare i doni a tutti i pirati!
«E anche quest'anno, la sera prima del solstizio d'inverno, il Capitano cominciò a prepararsi per il suo lungo viaggio.
La Nave era pronta, aveva cominciato ad attrezzarla sin dalla mattina, aiutato dalla sua ciurma di pinguini. Era una nave magica, la Nave: tanto per cominciare volava. Non nel senso che fosse veloce (cioè, insomma, era anche molto veloce) ma che letteralmente volava, si sollevava da terra e non aveva bisogno di un mare su cui galleggiare. Inoltre era molto pratica, in quanto per il resto dell'anno poteva starsene piegata come una coperta sul ripiano più alto dell'armadio; magari era un po' ingombrante, ma sempre meglio che lasciarla parcheggiata in cortile per undici mesi abbondanti.
Il Capitano si aggiustò la benda che gli copriva l'occhio sinistro (l'aveva perso anni prima in combattimento) e il cappello a tesa larga che portava sempre in testa. Con quel cappello rosso fuoco e con la grande barba bianca aveva un aspetto decisamente imponente; i maligni dicevano che portasse sempre il cappello perché stava perdendo i capelli, ma si sa che le malelingue sono sempre pronte a dire qualsiasi cosa.
Tutti gli anni il Capitano salpava con la Nave la sera del solstizio e volava ininterrottamente fino a Capodanno (che lui preferiva chiamare Capo Danno) girando intorno al globo e distribuendo doni a tutti i Pirati di buona volontà. Se eri stato un buon Pirata, potevi essere certo che la mattina del 22 dicembre, oppure del 23 o del 24 o al massimo del primo gennaio, ti saresti alzato dalla tua branda per scoprire che durante la notte il Capitano aveva lasciato qualcosa per te.
Quest'anno però le cose non volevano andare per il verso giusto, tanto per cominciare il Capitano non si era ancora ripreso completamente da tutta la birra che aveva bevuto la sera prima, ed era di pessimo umore: – Cos'è questa roba? – Urlò al Primo Pinguino: – Perché la Nave è così carica?
In effetti la Nave scricchiolava sotto il peso del carico e sembrava quasi che facesse fatica a sollevarsi, da quanto era stata riempita la sua stiva. C'erano pacchi e pacchetti ammucchiati persino sul ponte e i poveri pinguini avevano qualche difficoltà a districarsi in mezzo a tutta quella confusione, mentre si preparavano a levare le ancore e alzare le vele.
– Non è colpa nostra, Capitano, – rispose il Primo Pinguino – sai bene che da una decina d'anni il numero dei Pirati ha continuato ad aumentare, ma tra quest'anno e il precedente c'è stata un'impennata incredibile. Pensa che non siamo neanche riusciti a caricare tutto, e dovremo ripassare da qui verso la sera del 28 per fare un secondo carico.
– Va bene... va bene. – Il Capitano sembrava un po' rabbonito: – Non possiamo certo lamentarci se il numero dei buoni Pirati aumenta, dopotutto il nostro lavoro consiste proprio nel premiarli. Ma non so veramente come faremo a fare tutte le consegne in tempo: con questa mania del riscaldamento centralizzato e delle caldaie a gas, le case in cui posso passare dal camino nel cuore della notte si contano ormai sulle dita di una mano, e adesso si sono messi anche a usare quei maledetti infissi con i doppi vetri, che sono difficilissimi da scassinare senza lasciare tracce!
– Però – fece notare il Primo Pinguino – negli anni passati sei sempre riuscito a entrare.
– E grazie! – Rispose il Capitano stizzito: – Certo che essere una creatura mitica aiuta. Dopotutto posso cambiare forma e dimensioni a volontà, quindi è difficile impedirmi di entrare; però questa cosa di entrare nelle case passando dalle gattaiole mi ha stufato. Non è dignitoso, non so se mi spiego.
Un mozzo pinguino che passava di lì in quel momento si intromise nella discussione: – Oh Capitano, mio Capitano (per qualche motivo al Capitano piaceva essere chiamato così), se permetti avrei un'idea.
– Parla pure, mozzo, qualunque cosa pur di non passare da un'altra gattaiola.
– Stavo pensando, oh Capitano, che potresti provare a copiare i metodi della concorrenza.
– Intendi il grassone con la slitta? Ma se è lui che ha copiato da me!
– No, mio Capitano, stavo solo pensando che se cambiassimo di un poco la rotta e partissimo dodici ore dopo l'orario solito, potremmo fare il solito giro di giorno invece che di notte.
– Non capisco...
– Quello che voglio dire, mio Capitano, è che potresti consegnare i tuoi doni usando i metodi di Amazon, suonando alla porta di gior... aargh... hfff...
Il povero mozzo rischiò seriamente di venire strangolato dal Capitano. Fu salvato solo dall'intervento di due delle sue figlie, Brunhild e Ragnhild, che salvarono la vita del pinguino e riuscirono a calmare il Capitano.
– Ma come si permette quel pinguino? Io, il Capitano, dovrei andare in giro a suonare campanelli come un fattorino di DHL?
– Papà, – lo blandì Brunhild – ricordati delle gattaiole...
– Sì ma... E poi come facciamo a fare le consegne di giorno? Ci vedrebbero tutti!
– Ma la Nave è magica, – gli fece notare Ragnhild – non potresti renderla invisibile per chi non è un Vero Pirata?
- Mmmf, sì, certo, si potrebbe ma...
Alla fine il vecchio Capitano si lasciò convincere.
Quindi, se nei prossimi giorni suonerà alla vostra porta un tipo con una gran barba bianca e una benda sull'occhio, vestito con una tuta rossa e il logo CNC sul taschino, potrebbe consegnarvi una cassa di birra o dei rampini da arrembaggio nuovi di zecca.
Ricordatevi che, se si presenta a ora di pranzo, sarebbe educato invitarlo a dividere il sacro Spaghetto con voi!”
*Studentessa del Vivaio di Ottopagine, il corso di giornalismo multimediale organizzato nell'ambito dell'iniziativa scuola lavoro