Autonomia sì, secessione strisciante no. E' il pensiero di Carlo Marino, sindaco di Caserta, relativamente al progetto di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna di maggiore autonomia che dovrà essere votato in Parlamento. Una posizione in linea a quella già assunta dal Consiglio Regionale della Campania.
Marino ha risposto alle domande di Ottopagine spiegando che innanzitutto serve conoscere, cosa che allo stato non è data, le intenzioni di Governo e Regioni:
“Se nell’accordo di autonomia Stato-Regioni si nasconde per caso la volontà di dividere iniquamente le risorse del paese, occorre discuterne.Non vogliamo autonomie differenziate, pretendiamo chiarezza sul progetto di accordo tra lo Stato italiano e le tre Regioni del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna).L'Italia, così com’è, non funziona e andando avanti così non si arriva da nessuna parte, né noi al Sud, né loro al Nord”.
E se alcuni economisti prevedono che per gli enti locali del sud già falcidiati dal taglio di trasferimenti statali negli ultimi anni e dalla scarsa capacità di riscossione si prospetti una ulteriore mannaia, Marino avverte: “Ci sarebbero conseguenze assai negative sulla nostra attuale capacità di spesa per i servizi minimi ed essenziali alle famiglie e all’intera comunità, già abbondantemente ridottasi negli ultimi anni. In proposito, devo però aggiungere che resta intatta, a favore di amministrazioni virtuose che si sono date una vision strategica di ampio respiro come quella che ho l’onore di guidare, la capacità di intercettare fondi europei in stretto collegamento con la Regione, e grazie ad essi assicurare alla propria città programmi integrati di sviluppo e crescita”.
Per quanto attiene poi al presunto immobilismo dei parlamentari e politici del sud di fronte al progetto che si andava delineando, per Marino è doveroso fare dei distinguo: “C’è stato uno scollamento lento, che ha prodotto lo stato attuale. Ma non inarrestabile e generalizzato. Perché chi, sui propri territori, ha tenuto bene a mente il significato vero della politica e il ruolo che essa assegna ai suoi singoli rappresentanti, ha potuto mantenere alta la guardia, per garantire la tutela degli interessi di sviluppo e di crescita della propria comunità”.
La chiave ora è far scoprire le carte e in base a ciò organizzarsi e valutare le contromisure: “Occorre avere un’idea di come riorganizzare il Paese, di come ridistribuire il potere rendendo la nostra struttura di governo più adeguata alle novità sconvolgenti introdotte dallo sviluppo di questi anni. Tutto questo non può che essere concertato con tutti gli attori e i protagonisti dei territori. Bene hanno fatto Regione Campania e imprenditori a intervenire. Si pensa – conclude Marino - forse di dare di più alle Regioni più forti, mettendo le mani sul famigerato “residuo fiscale”. Una manovra da scongiurare con il concorso di tutti. Auspico che ciò accada.