Per vendetta, per rancore. Ha dato l'acido a quell'anziano per vendicarsi di sua figlia. Non voleva essere trasferita e quando ha saputo che la sua collega sarebbe rimasta all'ospedale di Venafro, ha deciso di fargliela pagare. E ha ucciso suo padre. Ora è accusata di avere avvelenato Celestino Valentino, l'anziano ricoverato all'ospedale «Santissimo Rosario» di Venafro per un ictus e morto per avere ingerito un liquido di natura acida, di quelli usati per le tubature dei lavandini.
Una morte atroce arrivata dopo giorni di agonia. Nelle primissime ore in tanti si erano chiesti perchè quell'anziano fosse stato avvelenato. Poi le indagini si sono concentrate su qualcuno in grado di muoversi, sapere, conoscere. Era stato proprio quel padre, anziano e malato, ad evitare alla figlia, infermiera, il trasferimento: la donna era indicata come assistente del genitore in base alla legge 104. Per l'altra infermiera, invece, era arrivato il decreto: doveva andare via. Era stata trasferita.
Rabbia, invidia e desiderio di farla pagare a chi era riuscito ad evitare il suo stesso dramma hanno iniziato a crescere nel cuore dell'infermiera. Il rancore è montato in poche settimane ed è sfociato in un gesto vigliacco e mortale. Ha dato da bere della soda caustica alla persona che era il motivo stesso di quel «privilegio» di cui godeva la sua collega.
Forse nella mente di quell'infermiera se avesse ucciso lui avrebbe evitato il privilegio a quella collega più fortunata- Questo il movente, agghiacciante, dell'omicidio di Celestino Valentino, il 76enne di Pratella, penultimo comune del Casertano ai confini con il Molise, morto il 25 giugno scorso, dopo due giorni di agonia.
48 ore di pene indicibili. Il lento logorio degli organi interni nonostante l'impegno dei medici per salvarlo. Da ieri, è ufficiale: si indaga per omicidio volontario e «le indagini sono ormai concentrate su una pista precisa», come ha dichiarato il procuratore capo di Isernia, Paolo Albano, che coordina l'inchiesta in prima persona. Il lavoro dei pm molisani continua nel massimo riserbo, tuttavia trapela che tutti i sospetti stanno convergendo su un'infermiera di circa quarant'anni, originaria di Presenzano: sarebbe lei il «killer» in corsia, avrebbe avvelenato l'anziano per far dispetto a sua figlia.
Siep