Dramma nel carcere fiorentino di Sollicciano dove un detenuto, italiano, si è impiccato in cella. A dare la notizia, in una nota, è il Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. L'uomo, nato a Maddaloni, in provincia di Caserta, 35 anni, fino allo scorso anno era ai domiciliari dalla sua ragazza, ma era rientrato in carcere dopo la fine del rapporto con la fidanzata. Stamani, secondo quanto spiega il Sappe in una nota, ha approfittato dell'assenza momentanea dei suoi compagni di cella, chi all'aria e chi a colloquio, per impiccarsi.
Secondo quanto spiega Pasquale Salemme, segretario regionale Sappe per la Toscana, il detenuto dopo la revoca dei domiciliari, "si era dato alla latitanza per qualche mese per poi costituirsi subito dopo. Aveva un altro anno da scontare, ma anche diversi processi ancora aperti". Tra l'altro il nuovo suicidio arriva a una settimana da quello avvenuto a Massa, sempre in Toscana. "Questo nuovo drammatico suicidio di un detenuto in un carcere della Toscana evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di polizia penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento), a gestire queste situazioni di emergenza", dice Donato Capece, segretario generale del Sappe. "Gli istituti penitenziari hanno l'obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l'Italia è certamente all'avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto - continua Capece - rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l'organizzazione di un servizio d'intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l'intero istituto dove questi vengono implementati".
Redazione Ce